Doveva essere un'onda, è uno tsunami: salita dalla piazza, la voglia di ecologia degli svizzeri è arrivata a cambiare gli equilibri del Consiglio nazionale. I Verdi guadagnano 17 seggi, cosa che non era mai riuscita a nessun partito. In forte crescita anche i Verdi liberali, mentre perdono le quattro formazioni maggiori, rappresentate in Governo: UDC, PS, PLR e PPD.
Per la sesta volta consecutiva l'UDC arriva in testa al Nazionale, dove il candidato più votato del paese è il democentrista bernese Albert Rösti con 128'252 suffragi, ma oggi la vera impresa è stata quella compiuta dai Verdi. Il partito di Regula Rytz sale a 28 mandati - uno dei quali conquistato per la prima volta in Ticino con Greta Gysin - contro gli 11 del 2015. Un balzo che - in un paese come la Svizzera abituato ai micro-cambiamenti elettorali - è di proporzioni inattese. Mai, nella storia delle elezioni federali dal 1919, anno di introduzione del sistema proporzionale, un partito aveva guadagnato così tanti mandati. Il record precedente risale all'UDC, che nel 1999 era salita di 15 seggi.
La maggiore sensibilità ecologista - nata sulla scia di un movimento popolare che a livello internazionale vede nell'adolescente svedese Greta Thunberg la sua portabandiera - è confermata anche dall'avanzata dei Verdi liberali, che raddoppiano la loro deputazione (16, +9). Ce n'è abbastanza per rivendicare un seggio verde in Consiglio federale, a scapito del PLR, secondo Regula Rytz.
Elezioni federali, l'analisi da Berna
Telegiornale 20.10.2019, 22:00
I rapporti di forza sono cambiati in misura notevole. Se nel 2015 la coalizione di destra poteva contare su 101 seggi, oggi scende a 83 mandati. PS e Verdi arrivano a 67 rappresentanti e ago della bilancia diventa il PPD (25 esponenti). I nuovi equilibri avranno giocoforza la loro importanza di fronte ai temi che attendono la nuova legislatura: ambiente, previdenza, accordo quadro con l'UE, costi della salute.
ats/joe.p.