Ticino e Grigioni

“I dipendenti felici? Sono più produttivi”

Conciliabilità famiglia-lavoro, appello agli imprenditori dall’avvocata Nora Jardini Croci-Torti: “Concedano telelavoro e orari flessibili”. Michela Trisconi, di Pro Familia: “Dare pari opportunità alle donne”

  • 25 gennaio, 06:00
02:33

L'equilibrio tra lavoro e famiglia

Il Quotidiano 24.01.2024, 19:00

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Di: SEIDISERA/Quotidiano/RSI Info 

In Ticino si fanno meno figli, numeri in calo che hanno spinto il partito del Centro a proporre 4 iniziative parlamentari per rilanciare la natalità a sud delle Alpi. Una di queste prevede anche di promuovere la conciliabilità tra lavoro e famiglia, offrendo impieghi con percentuali ridotte.

Si parla dunque di cambiamento di mentalità, di aiuti pubblici e di responsabilità delle aziende. Su questi punti la RSI ha ragionato con l’avvocata Nora Jardini Croci-Torti, co-direttrice dell’associazione che offre consulenza e accompagnamento su progetti di conciliabilità lavoro-famiglia (Equi-Lab), con Michela Trisconi, direttrice di Pro Familia Svizzera Italiana e con Philippe Gnaegi, direttore di Pro Familia Svizzera.

L’intervista con l’avvocata Nora Jardini Croci-Torti parte proprio dagli interventi statali, snodo di tante discussioni.

Secondo lei è una via da percorrere quella dell’aiuto pubblico, sia in termini di denaro sia in termini di facilitazioni?

“Siamo uno dei cantoni che aiuta di più le giovani famiglie, quindi con assegni integrativi e assegni prima infanzia. Però siamo un cantone di quelli dove c’è la natalità più bassa, quindi non penso che sia la via, quello del sussidiare. Seppur io non sia contraria ad aiutare le famiglie... però non penso sia più una questione di mercato del lavoro e di etica e di quello che le aziende devono iniziare a fare”.

Voi vi occupate anche di consulenze all’economia, al mondo del lavoro. Quali sono le difficoltà principali che riscontrate? Quali sono le domande che vi vengono poste di più?

“I datori di lavoro che incontriamo noi sono spesso molto aperti. L’importante è che il datore di lavoro attui delle misure che siano quelle che i propri dipendenti vogliono. Quindi, se i dipendenti chiedono magari maggiore flessibilità, bisogna andare a pensare di fare un regolamento per il telelavoro, se attuabile, o permettere degli orari di uscita flessibili. Queste sono misure che si possono attuare e funzionano bene”.

La domanda che però può farsi un imprenditore è: “Perché dovrei permettere la conciliabilità quando questo potrebbe andare a discapito, magari, della produttività dell’azienda?”

“Quello sicuramente no, perché più i dipendenti sono contenti, felici e lavorano bene, più sono produttivi. Questo è dimostrato da tutti gli studi esistenti”.

Una delle difficoltà maggiori le riscontrano le donne nel mondo del lavoro. Quali sono ancora i principali ostacoli in questo senso? Sono culturali, economici...

“Sono sicuramente più culturali che economici. Noi vediamo ancora, purtroppo, al nostro consultorio, tante donne che perdono il lavoro a seguito di maternità. Quindi l’attività lavorativa delle donne va benissimo fino alla prima o alla seconda maternità e da lì ci sono problemi, quindi licenziamenti, o anche proprio difficoltà a conciliare, perché si mettono le riunioni alle sei di sera, o non si concedono i giorni di vacanza quando servono per occuparsi dei figli o si fa difficoltà ancora sui congedi per figli ammalati, quando invece è un diritto sancito dalla legge”.

La soluzione passa anche da un ruolo diverso, magari anche dell’uomo nel mondo del lavoro e nel mondo della famiglia?

“Sicuramente sì dal momento che anche i padri hanno un ruolo genitoriale più attivo, quindi potrebbero ridurre l’attività lavorativa per occuparsi dei figli (come peraltro avviene nella Svizzera interna). C’è il papà Tag, tanti papà lavorano all’80%, quindi per un giorno a settimana si occupano dei figli o addirittura si suddividono proprio l’intera settimana lavorando al 50%. Questo funziona molto bene... tra l’altro questo è un fattore culturale, perché Svizzera interna e Svizzera francese hanno le stesse leggi che abbiamo noi”.

A volte, però, c’è anche difficoltà a prendere addirittura il congedo paternità (che adesso è legge) ...

“Sono arrivate anche da noi in consultorio diverse chiamate di giovani padri che non riescono neppure a prendere il congedo paternità. Lì vanno fatti anche dei controlli e poi serve che le aziende cambino questa mentalità e concedano i congedi che, tra l’altro, sono dovuti, sono indennizzati e quindi non danno nessun problema, neanche finanziario”.

C’è anche una difficoltà maggiore perché al giorno d’oggi la famiglia non è più “una famiglia”, ma ci sono “tanti tipi di famiglia”?

“Noi vediamo spesso famiglie monoparentali, coppie non sposate, divorziati... La famiglia monoparentale (ad esempio la donna che lavora con figli a carico), evidentemente ha un bisogno di conciliabilità maggiore rispetto alla famiglia tradizionale in cui si è in due a suddividersi il carico educativo dei figli... Nelle famigli monoparentali si tratta soprattutto di donne, che poi temono tantissimo di perdere il posto di lavoro e sono veramente le pedine deboli del meccanismo. Quindi vengono ulteriormente discriminate e sfruttate”.    

Le esigenze e i desideri sono cambiati. Servono “pari opportunità per le donne nell’accesso al lavoro”

Nel tempo sono quindi cambiati gli equilibri interni alla famiglia, indica Michela Trisconi, direttrice di Pro Familia Svizzera Italiana. Lo Stato sociale “ha messo in campo tutta una serie di strutture e di risposte alla famiglia. Dagli asili nido alle strutture di accoglienza, alla possibilità in collaborazione col mondo del lavoro, di lavorare a tempo parziale, a tempo pieno, in telelavoro e via dicendo”.

Molte misure vengono decise a livello cantonale, ma “la politica familiare riguarda tutta la società svizzera. Per esempio, oggi le donne vogliono rimanere nel mondo del lavoro anche dopo la maternità”, dice il direttore di Pro Familia Svizzera Philippe Gnaegi. “Inoltre, per le giovani generazioni il valore del lavoro è cambiato e pretendono che esso sia compatibile con la loro vita familiare”.

Nelle famiglie sono inoltre spesso le donne a occuparsi dei genitori anziani e chiedono a loro volta aiuti. Alcune misure di sostegno sono state introdotte, ma cosa manca?

“Quello che forse manca nel nostro cantone sono delle modifiche quadro, ossia assicurare pari opportunità alle donne nell’accesso al lavoro. Poter dar loro una risposta con un tempo magari al di sopra del tempo parziale, con percentuali ridotte”, risponde Michela Trisconi. Inoltre bisognerebbe “eliminare o correggere tutta una serie di discriminazioni o limiti o impedimenti all’accesso alle carriere dirigenziali”.

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