di Simone Della Ripa
La paventata chiusura notturna di sei valichi secondari tra Ticino e Lombardia, discussa lo scorso 4 novembre dal Consiglio federale con l’approvazione della mozione della consigliera nazionale leghista Roberta Pantani, divide i sindaci italiani tra favorevoli e contrari. Favorevoli pochi, in verità. Al dibattito, che sta montando oltre confine, stanno partecipando anche i sindaci dei comuni che non hanno sul territorio le “piccole dogane” ma hanno, tuttavia, un numero elevato di frontalieri che senza l’accesso a quelle entrate per il Ticino rischierebbero di “intasare” interi paesi.
Un problema non da poco, dicono, e si chiedono come possa essere conciliata una misura del genere con il desiderio del Direttore del dipartimento del territorio ticinese, Claudio Zali, di “regolare” il traffico veicolare e i parcheggi proprio dei lavoratori italiani sulle strade ticinesi. “Abbiamo fatto investimenti per installare le telecamere, nonostante le risorse dei piccoli comuni siano ormai all’osso, hanno detto, ci chiediamo che senso abbia ora la chiusura notturna. A questo bisogna aggiungere che le rapine ai distributori non le fanno certo di notte”. Ancora, Fabio Passera, primo cittadino di Maccagno con Pino e Veddasca che ha sul suo territorio il valico di Indemini e Dirinella, si è chiesto chi dovrebbe poi aprire e chiudere il valico per parte italiana, fatto salvo che difficilmente lo farebbero le autorità militari italiane.
Questo tema sarà affrontato oggi, giovedì, nel corso di una riunione a Palazzo Pirelli, a Milano, in Commissione speciale rapporti tra Lombardia e Confederazione svizzera. Va precisato che lo stesso Consiglio federale ha preso atto del fatto che un’attuazione diretta della mozione Pantani potrebbe generare diverse questioni di natura giuridica, nonché di politica estera ed europea. Per questo motivo ha incaricato il Dipartimento federale degli affari esteri, in collaborazione con il Dipartimento federale delle finanze e il Dipartimento federale di giustizia e polizia, nonché d’intesa con il Canton Ticino, di discutere con l’Italia la problematica della criminalità transfrontaliera. I Dipartimenti comunicheranno al Consiglio federale i risultati delle discussioni entro la metà del 2016.