La violenza nei confronti delle donne è un problema che fa parte della nostra società. È un problema strutturale, ereditato dal passato, da anni di patriarcato. Quindi per favorire un cambiamento culturale bisogna continuare a parlarne e bisogna continuare a sensibilizzare sul problema: ne è convinta Myriam Proce, coordinatrice istituzionale del dossier Violenza domestica per il canton Ticino, intervistata dal Telegiornale della RSI in occasione dell’8 marzo.
“Ci vuole una consapevolezza che sia di tutti, dal cittadino ai professionisti, partendo dalle scuole, dai bambini... Perché tutti riusciamo a riconoscere facilmente una violenza sessuale, una violenza fisica, però ci sono altre forme più nascoste. Le persone stesse che vivono queste forme di violenza fanno fatica a riconoscerle - sottolinea Proce -. Se tutti siamo più consapevoli, riusciamo poi anche a favorire la richiesta di aiuto e a far arrivare la gente che lo necessita verso i servizi preposti”.
La violenza comincia già con le parole - avverte Proce - con i gesti, con i comportamenti, ancora prima di arrivare alla violenza fisica.
“In Ticino e in Svizzera abbiamo diversi servizi che aiutano le vittime: linee telefoniche d’aiuto per le persone che ancora non si sentono pronte ad incontrare qualcuno per parlare direttamente del problema ma preferiscono iniziare a chiedere informazioni. Ricordiamo, per esempio, il Telefono Amico. Per i più piccoli c’è il 147. Sono tutte possibilità per cominciare a parlare del problema. Poi bisogna ricordare che è importante aiutare chi vive la violenza domestica e anche chi la commette, perché solo attraverso una migliore consapevolezza anche di chi commette azioni violente possiamo riuscire ad evitare nuovi episodi di violenza”, spiega Proce.

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