A Locarno si è aperto oggi, lunedì, il processo di appello nei confronti di due agenti del corpo di polizia cittadino, finiti sotto accusa per un intervento compiuto tre anni fa ai danni di due cittadini, una storia che ha preso le mosse da una banale contravvenzione. I due tutori dell’ordine avevano immediatamente impugnato la sentenza della Pretura che in settembre li aveva riconosciuti colpevoli di abuso di autorità, violazione di domicilio, sequestro di persona e altri reati.
Alla base dell’accaduto c’è un'auto mal posteggiata, con la targa sbiadita e poco leggibile e relativa multa. Come da un fatto tanto banale si sia arrivati ai reati contestati ai due poliziotti per l'accusa è chiaro: il 30enne e il collega 54enne in forze alla polizia di Locarno si sono resi colpevoli di un intervento sproporzionato, culminato con l'ammanettamento di un cittadino elvetico di origini macedoni (proprietario dell'auto) dopo una spruzzata di spray al pepe per fargli mollare la presa sulla porta d'entrata di casa. Una scena alla quale ha assistito ed è stato coinvolto anche un 65enne che vive nello stesso stabile.
La Corte di appello e revisione penale ha analizzato i fatti nella loro dinamica e anche i motivi alla base dell'agire degli agenti. Tuttavia in gioco vi sono più versioni e anche per questo l'avvocato di parte civile ha accennato all'esistenza di ruggini precedenti per spiegare la reazione definita “sopra le righe” di chi portava la divisa.
Per gli agenti, invece, ci sarebbero state provocazioni verbali e il cittadino macedone avrebbe tentato di tirare un pugno all'agente più giovane. Da qui la denuncia sporta dopo l'accaduto anche dai poliziotti, denuncia di cui si è appreso in aula che è già sfociata in un decreto d'abbandono confermato. Vero è che il procuratore generale John Noseda ha valutato "mite" la pena inflitta ai due in primo grado. La sentenza sarà comunicata alle parti prossimamente.
CSI/Romina Lara
CSI 18.00 del 15/02/2016 - Il servizio di Romina Lara
RSI Info 15.02.2016, 19:02
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