Ticino e Grigioni

Agenti alla sbarra: "Abbiamo sbagliato"

Hanno riconosciuto i loro errori i poliziotti a processo a Lugano, accusati di rapimento, abuso di autorità, lesioni semplici e omissione di soccorso

  • 24.01.2014, 12:37
  • 06.06.2023, 13:08
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  • archivio Tipress

Si è aperto venerdì, alle Assise correzionali di Lugano, il processo ai due agenti della polizia comunale della città, accusati di rapimento, abuso di autorità, lesioni semplici con arma e omissione di soccorso.

Accuse pesanti per la coppia, colpevole di aver picchiato e abbandonato in un bosco ad Arogno, lo scorso 27 marzo, un rumeno residente in Italia, fermato in stazione a Lugano e sospettato di essere l'autore di alcuni furti. I due, sospesi dalle loro funzioni, hanno riconosciuto l'atto d'accusa.

Presenti al dibattimento anche il comandante della polizia cittadina Roberto Torrente ed il municipale e titolare del Dicastero sicurezza e sport Michele Bertini. Entrati in aula anche una ventina di colleghi, in abiti civili, degli imputati.

Quella notte del 27 marzo

Il giudice Mauro Ermani ha subito ripercorso i fatti: "Siamo giunti in stazione per dei controlli - hanno spiegato gli imputati - e abbiamo controllato una persona - il rumeno - che urlava, ma nei suoi confronti non sono emerse irregolarità".

I due imputati hanno tuttavia continuato con il controllo, ammanettando l'uomo e caricandolo in auto per condurlo alla stazione a Melide, al di fuori della loro giurisdizione.

Gli agenti hanno poi deciso di proseguire, arrivando fino alla dogana di Arogno, per lasciare tornare in Italia l'uomo. "La situazione in macchina era tranquilla", hanno ammesso.

Il rumeno è stato fatto scendere ed è stato colpito con un calcio nel sedere dal 30enne, che lo ha fatto sbattere con il viso contro una roccia. Il 29enne lo ha poi colpito con calci, pugni e manganellate. L'uomo è stato dunque abbandonato a terra agonizzante, fuori la temperatura era di 2 gradi.

"Abbiamo subito capito di aver sbagliato", hanno spiegato i due. Il 29enne, inoltre, ha dichiarato che stava vivendo un periodo di frustrazione per aver subito un furto in casa poco tempo prima, "probabilmente ad opera di un rumeno", e per aver soccorso e visto morire una donna gettatasi dall'autosilo Motta due giorni prima dei fatti di Arogno.

Il processo continuerà con la requisitoria del procuratore generale John Noseda. Parleranno in seguito i difensori dei due agenti, gli avvocati Edy Grignola, Nadir Guglielmoni e Adriano Sala.

LudoC.

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