Il Tribunale Federale riapre un caso di presunti maltrattamenti da parte di due agenti della comunale di Lugano ai danni di un venditore ambulante di rose pachistano. L’uomo ha infatti ottenuto l’annullamento del decreto di abbandono stabilito dalla magistratura ticinese e confermato anche dalla prima istanza cantonale di ricorso.
L’episodio - nel racconto della presunta vittima - risalirebbe alla mattina del 1. agosto del 2015 e sarebbe avvenuto alla stazione di Lugano. I due agenti fermano il venditore di rose, lo portano nel locale della stazione riservato alla polizia per perquisirlo. Lo obbligano a spogliarsi per poi aggredirlo con schiaffi, pugni e calci, provocandogli la perforazione del timpano. Questa la versione dell’uomo che è però contestata dai due agenti chiamati in causa i quali sostengono di non essere in nessun modo coinvolti nei fatti. Sul fronte dell’inchiesta, il ministero pubblico, dopo un primo non luogo a procedere – apre un procedimento penale.Le ipotesi di reato sono sequestro, abuso di autorità e lesioni.
Nel 2018 l’inchiesta in Ticino prende di nuovo un corso sfavorevole all’accusatore privato. Il ministero pubblico emana infatti un decreto di abbandono, decisione confermata anche dalla Corte dei reclami penali. Il motivo: dall’inchiesta non sono emersi elementi che conducono a contestare dei reati ai due agenti. Ora questi due verdetti vengono ribaltati dalla massima corte svizzera. Per il tribunale federale il caso non è dunque chiuso. La palla torna nel campo della CRP che dovrà disporre la continuazione del procedimento penale e questo in virtù del principio in dubio pro duriore. In altre parole, prima di chiudere di nuovo il caso bisognerà aver sbaragliato il campo da ogni possibile dubbio sul coinvolgimento dei due agenti.
CSI/redMM