Dopo l’incendio che ieri (giovedì) ha danneggiato il tetto della pista di ghiaccio di Biasca (BiascArena) oggi è stato il giorno in cui si è cercato di capire l'entità del danno e, di riflesso, i tempi per la rimessa in funzione dell'impianto.
Le autorità, con l'aiuto di una gru, hanno potuto dare un'occhiata alla parte superiore del tetto e hanno costatato che circa la metà è bruciato e lo stesso vale per l'impianto fotovoltaico. Fino a domani (sabato) si procederà comunque a ulteriori verifiche strutturali che dovranno stabilire quanto la copertura è stata intaccata dal fuoco. In altre parole: si valuterà quanto il tetto regge ancora. A dipendenza dell'esito di queste verifiche, ci vorrà più o meno tempo per permettere di riaprire la pista. Va anche detto che la procura ha disposto il sequestro fino a martedì per permettere gli accertamenti del caso e, fino ad allora, non si attendono pertanto grosse novità.
Galbusera: "Forniture particolari che richiedono tempo"
“Noi come Comune – spiega alla RSI il sindaco di Biasca Loris Galbusera – cerchiamo un po’ di sollecitare, nel limite del possibile, gli artigiani e le imprese per fare il lavoro al più presto, ma è anche vero che il materiale necessario è particolare e speciale e quindi le forniture non saranno immediate. I lavori inizieranno comunque prima possibile, con la messa in sicurezza e magari anche con un tetto provvisorio, in modo da poter riaprire al più presto, per dare la possibilità di utilizzo alle varie associazioni”.
Effettivamente l'impianto è parecchio sollecitato, tra le società hockeystiche, il pattinaggio artistico e le scuole. Queste ultime per ora rinunceranno, mentre le altre società dovranno valutare piani alternativi presso le altre piste della regione. Al contempo è stata spostata, evidentemente, l'edizione di Sportissima prevista domenica, che si terrà invece al centro sportivo Vallone.
Le fiamme e il fotovoltaico
Sul tetto bruciato, come noto, c'era un impianto fotovoltaico. Detto che sarà l'inchiesta a stabilire se è stato in qualche modo una causa o concausa nel rogo, non è comunque la prima volta che fotovoltaico e fiamme vengono accostate nella cronaca recente. In particolare c'è stato un caso in Vallese e uno a Friborgo. In entrambi i casi le fiamme si sarebbero sviluppate altrove, ma il ruolo dei pannelli sul tetto ha fatto comunque discutere per quanto riguarda la difficoltà nello spegnimento.
In linea teorica non è impossibile che un incendio parta da un pannello, come conferma alla RSI l’ingegnere e responsabile del settore fotovoltaico alla SUPSI Mauro Caccivio.
“È possibile, anche perché non dobbiamo dimenticare che i moduli fotovoltaici generano energia elettrica. Quello che differenzia i pannelli fotovoltaici è che producono corrente continua, e questo può innescare più facilmente i cosiddetti archi elettrici, che raggiungono temperature fino ad anche 6'000 gradi. Questo significa che fonde il vetro, che c’è poi un gocciolamento del materiale e poi è davvero un attimo a prender fuoco… Può comunque andare in fiamme anche la parte posteriore del pannello, ma può succedere anche a causa di un innesco esterno”.
Caccivio giudica ad ogni modo buona la qualità degli impianti nella Svizzera italiana, ma insiste molto sulla necessità di affidarsi a ditte specializzate e soprattutto a chiedere che si usino pannelli certificati da laboratori indipendenti, come quello della SUPSI.
Danni ingenti, tempi lunghi alla Biasca Arena
Il Quotidiano 08.09.2023, 19:00