Ticino e Grigioni

Boschi della droga varesini, 26 arresti

Dopo l’omicidio dello scorso maggio di un 24enne marocchino, in manette sono finiti suoi connazionali indagati per tortura e uccisione, tentata estorsione, rapina e altri reati

  • 27 giugno 2023, 14:15
  • 27 giugno 2023, 16:48
foto spaccio.jpg

Il ritrovamento di un nascondiglio con i "panetti" di droga

  • poliziadistato.it
Di: ANSA/dielle 

Continuano a far parlare di sé i boschi della droga nel vicino Nord Italia al confine con il Ticino, oggetto del nostro reportage pubblicato appena ieri. Questa mattina (martedì), la polizia di Varese ha infatti concluso una vasta operazione che ha portato all'esecuzione di 26 misure cautelari di cui 24 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 1 divieto di dimora in Lombardia e Piemonte, emesse dai Gip di Busto Arsizio, Novara e Lodi.

Le misure riguardano un gruppo di persone originarie del Marocco (eccetto un solo cittadino italiano con mansioni di autista), indagate a vario titolo per i reati di tortura con uccisione del torturato, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e reati in materia di stupefacenti, in particolare spaccio nelle zone boschive in numerosi punti dislocati appunto nelle province lombarde e piemontesi. Gli arresti sono stati eseguiti in Lombardia nelle province di Milano, Lodi, Pavia e Cremona, e anche nelle province di Novara e Piacenza. Parte dei destinatari della misura – irregolari in Italia e senza fissa dimora - è però risultata irreperibile.

03:57

Varese, la provincia lotta contro lo spaccio

Telegiornale 25.06.2023, 20:00

Le indagini scattate dopo l’omicidio di un 24enne marocchino

L’indagine della Squadra Mobile di Varese ha preso avvio lo scorso 7 maggio con il ritrovamento del cadavere di un uomo privo di documenti, di probabile origine nord-africana, abbandonato seminudo in una piazzola di sosta a bordo strada a Lonate Pozzolo, con evidenti segni di violenza subita. Gli elementi raccolti, attraverso l'ascolto di decine di soggetti, servizi di osservazione, intercettazioni telefoniche e ambientali, acquisizione e analisi di tabulati e altro ancora, hanno consentito di comprendere che l'uomo ucciso - successivamente identificato come un ragazzo di 24 anni marocchino - aveva fatto parte di un gruppo di presunti spacciatori tutti di nazionalità marocchina, facenti capo a due fratelli, dimoranti nel Milanese, "proprietari" di diverse piazze di spaccio situate in zone boschive delle province di Milano, Varese, Novara, Pavia e Lodi.

Secondo quanto finora ricostruito, il movente della tortura a cui ha fatto seguito la morte del ragazzo sarebbe stato il furto di droga e soldi per un valore di circa 30’000 euro che il giovane ucciso aveva compiuto qualche settimana prima nei confronti del gruppo di presunti spacciatori di cui faceva parte, e per il quale lavorava con un complice in una zona boschiva posta a cavallo dei Comuni di Pombia/Oleggio/Marano Ticino, in Piemonte.

Poco dopo aver iniziato le torture nei confronti del ragazzo, una donna - identificata poi come compagna del capo del gruppo - aveva chiamato ripetutamente il padre di quest'ultimo, riferendo quello che stava accadendo e chiedendo il pagamento della cifra che il ragazzo aveva rubato. L'uomo, che viveva in Spagna, aveva chiesto di liberare il figlio rendendosi disponibile a recuperare i soldi, chiedendo però del tempo a tale scopo, ma la morte del ragazzo è intervenuta prima che potesse recuperare la somma necessaria.

Nella disponibilità del gruppo criminale vi sarebbero state anche armi, sia bianche (machete), sia da fuoco (fucili e pistole), anch'esse occultate nei boschi di spaccio, ma ostentate sui profili Facebook e utilizzate per rappresaglie e in caso di contrasti con gruppi rivali.

La maggior parte dei soggetti indagati ha precedenti o pregiudizi di polizia in materia di stupefacenti; il capo, inoltre, è stato denunciato in tre occasioni a partire dal 2020 per sequestro di persona e lesioni commesse ai danni di propri sodali nell'ambito dei contrasti legati allo spaccio di stupefacenti.

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