Un nuovo strumento di gestione del territorio, che può contribuire alla prevenzione degli incendi di grandi dimensioni nei boschi e in montagna. Ad averlo elaborato sono gli specialisti di Cadenazzo dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL). Si tratta di un importante tassello per capire come affrontare situazioni rese sempre più insidiose dagli effetti dei mutamenti ambientali.
Il cambiamento del clima, spiega Marco Conedera del WSL, “si manifesta con siccità prolungate e, quando questo è combinato a forte vento”, si hanno tutti i presupposti per “partenze d’incendio che, in certe condizioni, diventano difficili da fermare”. Questi roghi, in sostanza, sfuggono ai primi attacchi da parte dei pompieri. E a farne le spese sono i boschi, con tutte le loro funzioni di prevenzione delle frane e, in alta montagna, delle valanghe.
Cosa hanno fatto allora gli esperti del WSL? “Abbiamo prima di tutto” evidenziato “quali incendi in Svizzera hanno oltrepassato i 100 ettari di terreno e che tratti comuni avevano”. L’attenzione va focalizzata su quei roghi “che partono su pendii abbastanza scoscesi e caratterizzati da una continuità di copertura forestale”. Qui la pendenza crea una dinamica termica molto forte e tale da rendere “impossibile per i pompieri attaccare il fronte di fiamme su un pendio”. A essere impossibilitata è quindi la coordinazione degli interventi fra elicotteri e pompieri.
I ricercatori hanno quindi sviluppato un algoritmo che, in base alla pendenza del terreno e alla distribuzione della copertura boschiva, mette in evidenza i possibili percorsi di propagazione di un fronte di fiamme. In tal modo è possibile inquadrare quelli che sono i punti del territorio più a rischio e con benefici molto evidenti “a livello di pianificazione delle misure antincendio”.
Purtroppo l’impatto dei mutamenti climatici fa prevedere un aumento delle condizioni meteo favorevoli allo sviluppo di questi incendi così intensi. Precipitazioni temporanee, come quelle degli scorsi giorni, possono però indurre a credere che non sia il caso di preoccuparsi più di quel tanto. Ma ovviamente si tratta di una percezione erronea. “L’evoluzione del pericolo d’incendio è giornaliera”, sottolinea Conedera. Anche dopo queste piogge, infatti, “bastano due giorni di föhn intenso, secco” per rendere lo strato superficiale dei terreni nuovamente infiammabile. “Abbiamo già avuto incendi 2-3 giorni dopo una nevicata”, rammenta l’esperto. Il quadro delle condizioni può quindi davvero cambiare da un giorno all’altro.