“Per motivi procedurali non posso esprimermi”. Così ha risposto il portavoce della giustizia militare Mario Camelin a una domanda sull’identità delle due guardie di confine ufficialmente indagate per reati patrimoniali. Su questo aspetto anche il corpo delle guardie di confine non è stato in grado di rispondere perché – citiamo – non è ancora stato messo al corrente.
L’Amministrazione federale delle dogane attende quindi altre informazioni prima di decidere il suo approccio. Spetta infatti alla direzione, ha spiegato alla RSI Camelin, decidere se e quando trasferimenti e sospensioni potranno eventualmente essere revocati.
È invece certo che non vi è alcuna indagine relativa alla gestione del personale da parte della giustizia militare, dopo che nelle scorse settimane, era stato riferito di una lettera di lamentele mandata a Berna e sottoscritta da buona parte delle guardie in servizio in Ticino.
Martedì mattina, ricordiamo, si è appreso che due istruzioni preparatorie separate che riguardano un solo caso sono state aperte dalla giustizia militare che ipotizza un reato patrimoniale. Secondo informazioni diffuse dai media, riguarderebbe la gestione di una cassa in nero. Le indagini preliminari, iniziate in agosto, riguardavano un ufficiale, nel frattempo sospeso, e il capo del personale, immediatamente trasferito a Berna insieme al comandante della Regione IV, Mauro Antonini, sul quale però si è sempre detto che non vi sarebbe stato alcun accertamento in corso.
Guardie di confine, si sospettano reati patrimoniali
Telegiornale 13.11.2018, 13:30