Uno stupro o un rapporto consensuale. Sono queste le posizioni della presunta vittima e dell'imputato in un processo davanti alle Assise criminali. I due erano stati amanti ma dopo la fine della relazione restavano legati da affari immobiliari. Nel maggio del 2018 dopo una cena, l'imputato, un 56enne italiano, aveva portato la donna su un cantiere dove, secondo lei, è stata obbligata a subire un rapporto sessuale. L'uomo sostiene invece che il rapporto fosse consensuale.
Il processo è indiziario, per mancanza di prove fisiche, e le due parti si basano sulle versioni. Secondo l'accusa, che ha chiesto 5 anni di prigione e l'espulsione per 10 anni dalla Svizzera, il racconto della donna è logico e credibile. Per la difesa, che si batte per l'assoluzione, la denuncia per violenza è una vendetta per questioni di affari e personali.
CSI 18.00 del 11.05.2021: il servizio di Francesca Calcagno
RSI Info 11.05.2021, 20:15
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Il caso ruota quindi attorno al consenso o meno della donna. Un tema d'attualità: a livello federale si sta discutendo una revisione del diritto penale sessuale e uno dei cardini e proprio il consenso. Parte della sinistra e organizzazioni come Amnesty International chiedono che qualsiasi atto sessuale non esplicitamente accettato sia considerato uno stupro. Una proposta che divide la politica ma anche gli esperti in materia giuridica.
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