Il caso del pregiudicato di Payerne, che dopo aver rapito una 19enne, poi uccisa, è riuscito a sbarazzasi del braccialetto elettronico, fa sorgere alcuni interrogativi a proposito di questa misura alternativa di esecuzione della pena. Il 36enne, come noto, era stato condannato nel canton Vaud nel giugno 2000 per assassinio, rapimento e stupro. Era agli arresti domiciliari dopo aver scontato i due terzi della pena.
Del braccialetto elettronico, in uso in Ticino dal 1999, abbiamo parlato con Giorgio Battaglioni , direttore della Divisione cantonale della giustizia, e con Christian David , dell’Ufficio dell’incasso e delle pene alternative, che si occupa dell’applicazione di questa misura.
Battaglioni: “Attualmente sono sette i cantoni che beneficiano dell’autorizzazione federale ad usare il braccialetto elettronico in particolare per l’esecuzione delle pene di breve durata, ma anche, in taluni casi, nell’ultima parte dell’esecuzione di una pena medio-lunga. Abbiamo avuto in Ticino mediamente 2-3 casi all’anno (nel 2013 nessuno per il momento) di quest’ultimo tipo con risultati positivi. La disposizione federale è stata più volte rinnovata e scade alla fine del 2015. I cantoni pilota come il Ticino redigono annualmente dei rapporti sull’attività svolta. Attualmente a livello federale è pendente un messaggio che contiene una proposta che mira ad estendere a tutti i cantoni la possibilità di usare il braccialetto elettronico”.
Un caso come quello del 36enne di Payerne, sfuggito l’altro giorno alla sorveglianza elettronica, potrebbe dunque accadere anche in Ticino?
Battaglioni: “In via teorica sì. Se le premesse sono favorevoli alla decisione degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico si può andare in questa direzione anche per casi di esecuzione di pene medio-lunghe. Naturalmente ogni situazione è diversa dall’altra e, usando ogni prudenza che il caso comporta, si fanno tutte le verifiche, anche peritali, prima di adottare la decisione, proprio per evitare la recidiva. V’è da dire che la fase di utilizzazione del braccialetto elettronico interviene dopo che il detenuto ha beneficiato con risultati positivi di più congedi di regime aperto, quindi con minori misure di sicurezza rispetto al chiuso del penitenziario, di lavoro esterno o di alloggio esterno".
I braccialetti in uso in Svizzera non sono muniti di GPS (sistema di posizionamento satellitare). Come mai?
Battaglioni: “E’ una questione da un lato tecnica e dall’altro organizzativa: le apparecchiature con GPS, che offrirebbero maggiori garanzie, sono ancora in fase di sperimentazione e non sono in dotazione attualmente. Il tema è all’esame di gremi a livello federale nell’intento di individuare la migliore e più razionale soluzione".
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Ma come funziona dunque in pratica la sorveglianza delle persone che portano un braccialetto elettronico?
David: “I braccialetti attualmente in uso segnalano l’entrata e l’uscita dal domicilio. Noi fissiamo un orario di entrata al domicilio al termine del lavoro. Dopo questo orario non è dunque più possibile lasciare l’abitazione. Se invece ciò avviene e la persona va oltre un certo raggio, che varia dai 20 ai 120 metri da dove è installato il modem nell’abitazione, scatta l’allarme. L’allarme arriva su un sistema direttamente all’Ufficio dell’incasso e delle pene alternative di Torricella. A quel punto viene contattato il condannato per capire le ragioni della violazione e vengono poi decise eventuali sanzioni, che vanno dall’ammonimento alla revoca della sorveglianza elettronica (che può portare alla detenzione). Non vi è quindi un intervento immediato della polizia e non esiste una centrale operativa 24 ore su 24. Va detto che le condizioni che portano alla decisione di optare per gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico sono molto precise: non ci deve essere il rischio di recidiva o di fuga all’estero, ad esempio. Quindi la persona con braccialetto non è considerata potenzialmente pericolosa e non si impone un intervento immediato della polizia".
Battaglioni: “Una discussione sull’introduzione del GPS e su altri punti è in corso a livello intercantonale. Con la recente modifica del codice di procedura penale, si pensa ad esempio all’utilizzo del braccialetto elettronico anche come sostituzione della carcerazione preventiva. Evidentemente è un discorso delicato. Nelle valutazioni su come procedere è emerso il tema, molto pratico, di avere una centrale d’allarme attiva 24 ore su 24. A mio parere l’ideale sarebbe di averne una sola a livello svizzero, nella quale si garantisce il plurilinguismo, piuttosto che averne una per la Romandia, una per la Svizzera tedesca e un’altra in Ticino. E’ anche una questione di costi”.
Vi sono stati casi in Ticino di revoca degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e di ritorno in carcere?
Battaglioni: “Sì. E’ accaduto soprattutto in casi di pene brevi, per chi non si recava al lavoro o faceva uso di sostanze proibite o quando vi era un abuso di alcol”.
Come cambierebbe questo sistema con l’introduzione dei braccialetti con GPS?
David: “Con il GPS cambia tutto. Ci sarebbe una centrale operativa 24 ore su 24. Ciò significa che appena scatta un allarme, tramite una procedura ben definita, le varie parti in causa (polizia, giustizia, ecc.) si attivano. In tempo reale si possono poi seguire gli spostamenti del condannato. Il sistema con GPS verrebbe usato soprattutto nei casi di violenza domestica, in cui un condannato minaccia l’ex coniuge, in modo da stabilire una zona nella quale non può entrare. In questo modo si può quindi intervenire, in caso di violazioni, sia sul condannato sia sulla potenziale vittima, contattandola telefonicamente e dando le relative istruzioni".
Il pregiudicato di Payerne si è sbarazzato del braccialetto senza troppi problemi. E’ davvero così facile togliersi questo aggeggio?
David: “In effetti basta un cacciavite per aprire i modelli in uso in Svizzera e nella stragrande maggioranza dei paesi europei. Naturalmente poi scatta l’allarme. Ma mi ripeto: questa misura è indicata solo per le persone che non hanno alcun interesse a togliersi il braccialetto. E questo principio sarà valido anche in futuro: anche i braccialetti di nuova generazione avranno la stessa struttura. Esiste, se non erro, unicamente un tipo di braccialetto impossibile da aprire, ma non è utilizzato per questo tipo di sorveglianze".
Intervista di Mattia Coste
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