Il contagio da epatite C avvenuto all’Ospedale Civico è il risultato di una catena. Una catena di quattro persone, partita da colui che per primo, in ordine di tempo, il 19 dicembre del 2013 venne sottoposto alla TAC. È lui il cosiddetto paziente indice, che in passato (senza saperlo) aveva contratto la malattia. Lo ha stabilito l’esame filogenetico condotto su ordine della magistratura.
Molto probabilmente si è riusciti inoltre a capire come si sia verificato il contagio da un paziente all’altro. Per risciacquare il venflon (il tubicino necessario a iniettare il liquido di contrasto) la siringa venne inserita due volte nella bottiglia contenente la soluzione salina. L’ago la toccò cioè anche dopo essere già stato a contatto con l’uomo affetto dal virus. La sostanza rimasta nel flacone, ormai contaminata, fu poi utilizzata per gli altri tre pazienti, creando così il contagio.
Ora il procuratore generale John Noseda dovrà stabilire chi effettuò le manipolazioni e quali siano, eventualmente, le sue responsabilità penali. Lesioni colpose gravi il reato ipotizzabile.
Francesco Lepori