Dovrà rimanere dietro le sbarre almeno per i prossimi due mesi il 67enne croato che venerdì pomeriggio, in un bosco di Giornico, ha sparato ad un richiedente l’asilo pachistano, ferendolo al collo. Lo ha stabilito sabato il giudice dei provvedimenti coercitivi Claudia Solcà. La decisione, con cui Solcà ha accolto interamente le richieste del procuratore generale John Noseda, è stata dettata dai pericoli di fuga e di collusione.
Dalle indagini emergono intanto le prime novità. L’imputato (accusato di tentato assassinio) ammette di avere sparato, ma sostiene di averlo fatto per paura. Nega insomma che si sia trattato di un atto premeditato. La sua sarebbe stata una reazione del momento.
A carico dell’uomo spunta però un elemento importante: i colpi esplosi sono più di uno. L’arma utilizzata è una pistola (forse a tamburo), che finora gli inquirenti non sono riusciti a trovare.
All’origine del gesto c’è la mancata restituzione di qualche migliaia di franchi, che nei mesi scorsi la vittima aveva dato al 67enne. Dopo essersi visto respingere la domanda di asilo il cittadino pachistano si era rivolto a lui, pagandolo affinché si attivasse per farlo rimanere in Europa. Da qui l’ipotesi che sotto inchiesta possano finire altre persone, vicine al croato.
Francesco Lepori