Una società investigativa privata di Ginevra avrebbe ricevuto quasi 6 milioni di dollari dallo sceicco degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed ben Zayed Al Nahyan, per condurre campagne contro i rappresentanti - reali o presunti – dei Fratelli Musulmani in Europa. Tra le mille persone colpite anche l’uomo d’affari campionese Hazim Nada e la sua società commerciale luganese Lord Energy. La sua vicenda è tra quelle al centro degli Abu Dhabi Secrets sui quali ha lavorato un consorzio giornalistico internazionale e con cui ha collaborato anche la RSI.
Hazim Nada: "ho vissuto una trama da film"
RSI Info 07.07.2023, 17:48
Gli Abu Dhabi Secrets sbarcano in Ticino
"Non mi sembra che ci sia nulla di legale in tutto quello che ho passato". Ci accoglie nella sua casa di Como in un pomeriggio primaverile. Una vista mozzafiato su quel ramo del lago di manzoniana memoria. Ed è da qui che si articola una storia da romanzo che dalla Svizzera porta agli Emirati Arabi sino al Qatar. Protagonista di questa spy stories è Hazim Nada, figlio del più noto Youssef Nada. Quest’ultimo, oggi 82enne, dopo l’11 settembre era finito nella lista nera dei sostenitori del terrorismo stilata dal Dipartimento del tesoro statunitense.
Campione, caso Nada alla CEDU
La sua banca "Al Taqwa” che aveva sede a Lugano era sospettava di nascondere i soldi di Osama bin Laden e finanziare al Qaeda e i Fratelli Musulmani, un’organizzazione quest’ultima per alcuni Paesi definita terroristica, ma non dalla Svizzera. Youssef Nada viene poi stralciato nel 2009 dalla lista dopo indagini condotte negli USA e in Svizzera. Dopo anni di battaglie legali il suo nome è stato riabilitato anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Da Lugano al Qatar
Oggi ad essere preso di mira, ma in altro modo è il figlio, sempre accusato di essere vicino ai Fratelli Musulmani. Nel 2017 inizia a capire che qualcosa non va. Telefonate anonime che cercano informazioni sul suo conto e sulla sua società di materie prime di Lugano. Iniziano anche ad apparire alcuni articoli su alcuni media svizzeri e internazionali che lo tacciano di islamismo. Le banche non gli danno più finanziamenti, chiudono i conti e la sua attività finisce sul lastrico. Nel 2018 sporge denuncia in Ticino contro ignoti ma l’inchiesta cade nel vuoto dopo poco. Si viene poi a scoprire che a orchestrare una campagna diffamatoria nei confronti di Lord Energy sarebbe una società di investigazione privata con sede a Ginevra. "Hanno ottenuto tutte le chiamate che ho fatto per quattro mesi, i messaggi e le mie mail erano in loro possesso. Ma anche le comunicazioni con gli enti in Ticino, come ad esempio il Registro di commercio", ci racconta Hazim Nada.
L’inchiesta, come detto, si era chiusa con un decreto d'abbandono, ma già durante le indagini era emerso che la società ginevrina si era rivolta al Registro di commercio per ottenere documentazione legata a Nada e alle sue società. Materiale anche piuttosto sensibile. Documenti firmati e anche l'accordo stilato tra la Lord Energy e i suoi creditori, firmato per evitare il fallimento. Abbiamo chiesto spiegazioni al Cantone e ci è stato detto che solo una parte irrisoria della documentazione trattata dall’Ufficio non è pubblica. Quasi tutto dunque può essere consultato da chiunque e senza giustificazioni.
I fantasmi del passato
Nella sua società però Nada aveva effettivamente assunto persone vicine ai Fratelli Musulmani, gli ricordiamo. "I musulmani erano quattro su quarantuno dipendenti”, si difende Nada. "Certo alcuni di loro erano figli o simpatizzavano per i Fratelli musulmani, ma in Ticino sono pochi quelli che parlano l’arabo e io li conoscevo personalmente. Uno era uno studente di 19 anni, ad esempio. Io non ho mai dato un centesimo ad organizzazioni vicine ai Fratelli musulmani”.
Gli articoli denigratori continuano ad uscire. E la campagna che è effettuata contro di lui e la sua azienda viene orchestrata anche con l’aiuto di alcuni giornalisti elvetici, con i quali la società di Ginevra aveva legami. "Prima che uscivano gli articoli, la Società ginevrina forniva informazioni ma il più delle volte non erano vere, delle costruzioni” spiega ancora Nada.
Emirati Arabi Uniti vs Qatar
Vero scopo della campagna era denigrare persone vicine, o che si presumeva fossero vicine, ai Fratelli musulmani. E questo per colpire il Qatar, dove l’organizzazione ha buoni rapporti. E Infatti, a commissionare questa attività di spionaggio alla società di Ginevra ci sarebbero i servizi segreti degli Emirati Arabi Uniti, in competizione da tempo con il Qatar. Questo emerge da una fuga di dati ad opera di alcuni hacker che hanno infiltrato proprio il sistema interno della società ginevrina.
Gli hacker si mettono in contatto con Nada nel 2021. "Volevano che li pagassi, ma dopo tempo sono riuscito ad ottenere questi dati", ci dice. La vicenda era già emersa alcuni mesi fa dalle colonne del New Yorker, ma oggi l’European Investigative Collaboration – con cui ha collaborato la RSI - ha analizzato in profondità questi dati hackerati (si parla di decine di gigabyte), che dimostrano l’ampiezza delle operazioni, rivolte contro decine di vittime con delle vere e proprie attività di spionaggio. Dati hackerati messi a disposizione di EIC dal portale francese Mediapart e da cui emerge per esempio che un migliaio di cittadini europei sarebbero finiti nei radar della società ginevrina e i loro nomi sarebbero stati passati agli Emirati.
Una mail a RTS
A finire nelle maglie della società anche il collega di RTS, Marc Menichini, che venne contatto via mail, secondo lui, con l’intento di influenzarlo nel veicolare notizie contro personaggi elvetici vicini ai Fratelli Musulmani.
"È stata davvero una sorpresa scoprire che in questa fuga di dati c'era anche una mail che era stata inviata a me e a diversi altri giornalisti. Ho cercato di contattare chi mi ha scritto, ma non ho ricevuto risposta”, spiega Menichini. "Quindi ho lasciato perdere e non sono andato oltre. Non ho usato le informazioni contenute in questa e-mail. E così oggi, con una certa sorpresa, scopro che dietro questa e-mail c'era una società che svolgeva lavoro di intelligence. Presumibilmente per gli Emirati Arabi Uniti".
Ginevra ha avuto un ruolo centrale nella vicenda
Ma in generale queste sono delle pratiche che sollevano molti dubbi. "In questa fuga di dati quello che vediamo è una società elvetica che dalla Svizzera agisce per conto di uno Stato straniero. Questo di per sé solleva parecchie domande. Bisogna capire se questo viola quali articoli del Codice penale. Inoltre, la seconda cosa, è che bisogna porsi alcune domande su certe azioni che sono state compiute. Mi viene in mente l'esempio di una donna che è stata seguita per quasi un giorno intero. E sui suoi movimenti è stato inviato un rapporto, probabilmente, ai servizi segreti degli Emirati Arabi Uniti".
Nessuna segnalazione, nessuna procedura
Contattato dall’EIC, il Dipartimento federale degli affari esteri, deputato a vigilare su questa società di investigazione private risponde che "non ci sono state segnalazioni al riguardo delle società ginevrina e che finora, non è stata denunciata alcuna attività a favore di uno Stato estero. Ma nel caso specifico se arrivasse una segnalazione una procedura non verrebbe esclusa.
Da parte sua Nada che vuole sporgere denunce all’estero, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna dove è attiva la sua azienda, dovrà attendere questo prima di inoltrare semmai denuncia anche in Svizzera, a livello federale.
La società di Ginevra a cui l'EIC ha scritto via mail una lunga lista di domanda si è rifiutato di rispondere nel merito. I suoi avvocati, ritengono che i documenti hackerati "siano in parte falsificati” e che "la maggior parte dei fatti che costituiscono le premesse delle domande si basino su supposizioni errate e/o improbabili farneticazioni”. Deplorano inoltre il fatto che si stiano utilizzando "dati rubati" e scrivono di aver già sporto denuncia, una persona sarebbe sotto inchiesta e il procedimento ancora in corso.
Il Ministero pubblico della Confederazione, contattato dalla RSI, spiega invece di non voler commentare notizie diffuse dai media e, nell'ambito dello spionaggio, di non commentare indagini in corso. O non in corso.
Oltre 15 gigabyte di dati analizzati
I legali della società tuttavia non specificano quali dati siano falsi. In tutto si tratta di oltre 15 gigabyte inizalmente ottenuti da hacker di cui non si conosce l'identità e neppure l'intento e che in seguito sono stati consegnati attraverso intermediari all'EIC e Rsi da fonti diverse. Né l'EIC, né RSI hanno acquistato questi dati.
Dopo che l'autenticità dei dati ottenuti è stata verificata dal consorzio, la RSI ha deciso di utilizzare questo materiale ritenendo che la fattispecie sia conforme all’iinteresse pubblico prevalente. È infatti nell'interesse generale del pubblico conoscere l'attività di una società con sede in Svizzera, incaricata da uno Stato estero di raccogliere dati e influenzare la vita di cittadini e/o residenti sul suolo elvetico a loro insaputa.
L'analisi di questi documenti è stata effettuata sull’arco di più settimane da una ventina di giornalisti dei media internazionali tra i quali i francesi MediaPart, Der Spiegel (Germania) der Standard (Austria), il Domani (Italia), Daraj (Libano) e i colleghi di Rts e il media svizzero HeidiNews.
Tutte le persone apparse negli articoli dell'EIC sono state avvisate e le vittime di queste presunte attività di spionaggio hanno dato il loro consenso.
"In queste operazioni, conclude Hazim Nada dalla sua attuale residenza sul lago di Como, "non ci vedo nulla di legale, non solo in quello che hanno fatto nei miei confronti ma anche in tutti quei soggetti contro cui hanno operato. Qui siamo di fronte a operazioni per conto di uno Stato terzo, gli EAU, per distruggere realtà presenti tra la Svizzera, l’Europa e gli Stati Uniti".