Ticino e Grigioni

Grigioni e Glarona, batteri fecali nel ghiaccio

Un monitoraggio tra i locali dei due cantoni ha rilevato che nel 19% dei casi i cubetti utilizzati nelle bibite erano contaminati - Intimata l'adozione di misure immediate

  • 21.10.2022, 10:34
  • 20.11.2024, 14:41
02:45

GrigioniSera del 20.10.2022 - Il servizio di Patrick Colombo

RSI Info 21.10.2022, 00:52

  • archivio keystone
Di: GrigioniSera/Red. MM 

Attenti al ghiaccio. Non è uno dei ricorrenti appelli a un comportamento di guida prudente rivolto dalla polizia cantonale agli automobilisti in vista della stagione fredda, bensì il consiglio che si potrebbe idealmente dare ai frequentatori di bar e ristoranti grigionesi e glaronesi. Una campagna di monitoraggio dell’Ufficio per la sicurezza delle derrate alimentari e la salute degli animali ha infatti rilevato che su 37 campioni di ghiaccio tritato o a cubetti prelevati in altrettante attività commerciali sparse tra i cantoni Grigioni e Glarona, 7 sono risultati contaminati da microorganismi (batteri) di origine fecale.

“Non si può che provare disgusto – afferma alla RSI il chimico cantonale retico Matthias Beckmann - quando si scopre che del materiale normalmente confinato alle toilette approda in una bevanda”. Ma che il 19% delle prove analizzate sia risultato contaminato non ha sorpreso più di tanto gli addetti del cantone. “Bastava dare un'occhiata ai dispositivi di produzione e conservazione del ghiaccio - prosegue Beckmann - per capire che qualcosa non andava”. Detto altrimenti, l'impiego frequente di apparecchi sporchi o bisognosi di manutenzione non può che portare a prodotti scadenti.

E tra i campioni contaminati, diversi provenivano da locali grigionesi. Bar e ristoranti ai quali il cantone ha intimato l'adozione di misure immediate, per assicurare il rispetto delle norme di igiene a cui devono sottostare.

“In ogni caso - specifica ancora Matthias Beckmann - la salute di chi, suo malgrado, ha ingerito batteri fecali provenienti dal ghiaccio contaminato non è stata messa in pericolo”.

Il processo di diluizione da un lato e la scarsa concentrazione batterica rilevata nei campioni prelevati dall’altra portano infatti ad escludere un tale rischio, conclude il chimico cantonale.

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