Le sue dimensioni sono modeste eppure ha un potenziale distruttivo enorme. La popillia japonica sta intensificando la sua presenza nella parte più meridionale del canton Ticino, anche se la sua avanzata è più lenta di quanto si temeva. E adesso per combattere questo insetto avido di tutti i generi di foglie le autorità cantonali hanno deciso di avvalersi di un aiuto molto originale: il fiuto dei cani.
Quattro anni fa la prima cattura di popillia japonica, quando già popolava i terreni del Mendrisotto. Poi ha conquistato il Malcantone e le aree del Luganese attorno al lago. Territori definiti ormai zona rossa dal servizio fitosanitario, diretto da Cristina Marazzi, che non sta osservando un'espansione verso nord della popillia japonica, bensì una moltiplicazione dove già era presente. "Predilige quelle zone dove è sicura di poter trovare una determinata umidità, che può essere data da precipitazioni oppure anche soltanto dai giardini che sempre più sono irrigati in maniera automatica".
Nei terreni umidi quindi la larva si ciba delle radici e l'insetto da cui si schiude, proprio in queste settimane, defolia tutto ciò che incontra: alberi da frutta, vigna e orti.
Così da un po' di tempo è entrata in gioco la detection dogs ticino, che forma i cani nella "discriminazione olfattiva". "I nostri cani devono saper riconoscere l'odore di quello specifico insetto e di quella specifica larva. A differenza delle larve di altri insetti, che apparentemente ad occhio nudo sono tutti uguali. In realtà così non è, e il cane è capace di distinguere l'odore di quella larva specifica", spiega Simona Puiatti.
Tre settimane fa un vigneto a Seseglio, in precedenza dei terreni a Monteggio: i sopralluoghi effettuati sono promettenti. "Noi attualmente abbiamo tre cani. Quando un cane è ben preparato e ben allenato, e una volta acquisita una buona segnalazione, e una volta che il cane ha fatto suo l'odore, certamente dietro ad una segnalazione c'è un ritrovamento", spiega Puiatti.
Il vantaggio di questo metodo è dato dalla potenza olfattiva dei quadrupedi, capaci di individuare singoli focolai di larva su ampie superfici. Come detto sono i primi esperimenti. In che misura, Cristina Marazzi, il cantone si avvarrà di questo ausilio? "Noi siamo sempre a disposizione per capire se riescono a darci una mano anche in questo senso, per cui come la ricerca sta lavorando in determinati settori, speriamo che anche il gruppo di detezione precoce che lavora con i cani possa dare una mano per quello che gli compete".
La lotta alla popillia japonica passa anche dalla ricerca, come anche dalla prevenzione. Triturare i propri scarti vegetali e spostare piante e terra libere dalla larva rimangono le armi più efficaci.