La cosiddetta Finestra di Bedretto, il tunnel di servizio lungo 5,2 chilometri scavato tra il 1973 e il 1985 quale terzo punto di attacco per la realizzazione della galleria ferroviaria del Furka, ha trovato la sua destinazione. Non diventerà una via alternativa di collegamento tra il sud e il nord delle Alpi come da decenni sperato dalla valle con in testa l'ex sindaco Diego Orelli, ma sarà sede di un laboratorio di ricerca del Politecnico federale di Zurigo al quale è stata messa a disposizione dal proprietario: la Matterhorn-Gotthard-Bahn.
Nel cunicolo rimasto sostanzialmente inutilizzato dall'apertura del collegamento tra Vallese e Uri troverà spazio uno dei laboratori sotterranei per un certo tipo di esperimenti più moderni del mondo, capace di attirare ricercatori internazionali. Costruzione e ricerca costeranno decine di milioni di franchi, garantite da fondi pubblici e privati, svizzeri ed europei. Il cuore del laboratorio sarà a circa metà del tunnel dove già si trova una caverna. Aprirà i battenti nel febbraio dell'anno prossimo e, per iniziare, ospiterà esperimenti sulla geotermia nell'ambito degli studi condotti dal Centro svizzero di competenze per la ricerca energetica nell'ambito della distribuzione di energia.
Così si presentava il portale del cunicolo in zona Gallinoso a Ronco nel 2010
Il progetto del laboratorio (per certi versi simile a quello di cui il Poli già dispone al Grimsel dove collabora con la NAGRA che sarà coinvolta anche negli studi svolti sotto il massiccio ticinese) vede in prima fila professor Domenico Giardini che all'ETHZ insegna sismologia e geodinamica. Lo stesso Domenico Giardini (si vedano i correlati) che coordina anche il team di scienziati di Zurigo impegnati nell'elaborazione dei dati inviati sulla Terra dalla missione Insight partita per Marte lo scorso maggio.
Progetto guidato da Domenico Giardini
"Il laboratorio - spiega alla RSI - servirà a capire meglio cosa succede alle rocce in profondità quando cerchiamo di estrarre l'energia geotermica e quando cerchiamo di incamerare calore che poi possiamo usare nelle stagioni invernali". Il "camerone" che si trova a circa metà della Finestra di Bedretto è stato scelto perché presenta condizioni ideali per svolgere gli esperimenti previsti e fare lavori sotterranei.
Elettricità grazie al calore della Terra
La necessità odierna di un tale centro di ricerca scientifica (in America se ne sta realizzando uno simile) si spiega con il grande interesse legato al potenziale energetico accumulato nel sottosuolo dove, ad una profondità di alcuni chilometri ci sono temperature superiori ai 100° C. Un'energia pulita, sempre disponibile e praticamente inesauribile, sfruttabile per produrre energia elettrica tramite centrali a vapore. Potrebbe essere l'alternativa alla centrali nucleari ricercata dalla Politica energetica 2050.
Esperimenti in profondità
"Per riuscire a capire cosa succede quando si lavora a 4-5 chilometri di profondità in rocce molto calde, noi abbiamo bisogno di condurre esperimenti che non siano di laboratorio - sottolinea il geofisico italiano -. Abbiamo bisogno di spostarci a circa un chilometro di profondità e condurre esperimenti su scala 10-100 metri in modo da avvicinarci quanto più possibile alle condizioni profonde che si incontrano quando si fa un vero progetto industriale di sfruttamento della geotermia".
Ricerche per evitare problemi come a Basilea o San Gallo
Domenico Giardini esclude il rischio che in Val Bedretto possa succedere qualcosa di simile a quanto avvenuto a Basilea o a San Gallo dove i lavori per la geotermia hanno provocato dei terremoti. "Siamo molto più superficiali e lavoriamo su una scala molto più piccola - spiega l'esperto di terremoti, già presidente dell'Istituto nazionale italiano di geofisica e vulcanologia -. Siamo veramente in condizioni di laboratorio; un laboratorio controllato con centinaia di sensori. Quello che è successo a Basilea o a San Gallo dimostra che non abbiamo ancora le conoscenze sufficienti per capire qual è la risposta della roccia quando viene sottoposta a stimolazione con acqua in pressione eccetera. È proprio per questo che c'è bisogno di fare gli esperimenti".
Studi già in corso
La Finestra di Bedretto non è ignota ai ricercatori del Dipartimento di scienze della terra del Poli di Zurigo. Dal 2017 gli specialisti di ingegneria geologica vi hanno installato delle apparecchiature per studiare il progressivo deterioramento del tunnel sottoposto a condizioni molto particolari di stress. Il transito dei treni, tra le altre cose, fa aumentare fino al 100% l'umidità nel cunicolo di servizio realizzato, in una prima parte, attraverso il materiale accumulato da un'antica frana e, poi, nel granito del massiccio del Rotondo.
Una serata informativa
I dettagli di quanto si prevede succederà nel laboratorio al quale si accederà da Bedretto saranno svelati il 18 di settembre nel corso di una serata informativa (il ritrovo è fissato per le 18.00 al ristorante di Cioss Prato).
Diem/CSI/S.B.