Ticino e Grigioni

Il dialetto perde un po’ meno colpi

Nella Svizzera italiana solamente il 25% della popolazione lo parla ancora, una tendenza che sembra essere in stallo da vent’anni. Matteo Casoni: “Nel 2100 solo il 2% delle persone sarà dialettofona”

  • 20 ottobre, 06:44
  • 20 ottobre, 12:45
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L’uso del dialetto nella Svizzera italiana

RSI Info 20.10.2024, 06:44

  • RSI
Di: Giorgia Mantegazza 

Fino a circa 50 anni fa l’80% della popolazione nella Svizzera italiana parlava ancora il dialetto, una tendenza che è decisamente cambiata: oggi i dialettofoni sono solamente il 25%.

L’uso del dialetto sta però vivendo da alcuni anni una situazione di stallo: “Non ci sono più dei veri crolli, stiamo assistendo da una ventina d’anni a un assestamento”, inizia a raccontare Matteo Casoni, collaboratore del Centro di dialettologia ed etnologia.

Delle prime divergenze si possono già osservare paragonando Ticino e Grigioni italiano: “Il Grigioni italiano è molto più conservatore e dialettofono, grossomodo la metà della popolazione parla il dialetto in casa, questo è tipico delle regioni più rurali”, spiega Casoni.

Le zone periferiche e di montagna sono infatti da sempre più dialettofone rispetto ai centri urbani e una differenza si nota anche tra Sopra e Sottoceneri. Nel primo caso infatti si utilizza di più l’idioma ticinese, mentre nel Luganese e nel Mendrisiotto di meno.

La popolazione dialettofona è anche tendenzialmente adulta o anziana. Sono circa 6’000 i ragazzi tra i 15 e 24 anni che parlano dialetto. A partire dai 65 invece sono circa 32’000: “Non abbiamo purtroppo informazioni sull’uso del dialetto nei bambini. I dati comunque dimostrano che l’aspetto più importante della vitalità di una lingua, che è la trasmissione dai genitori ai figli, è l’aspetto che più manca nella Svizzera italiana”.

I dati però non possono mostrarci un quadro reale perché non tengono conto di una parte importante della popolazione che capisce il dialetto, ma non lo parla. Queste persone sono fondamentali per mantenere il dialetto, perché nel parlato mantengono delle espressioni provenienti da esso: “Un quarto della popolazione lo parla, il dialetto è quindi ancora usato in società e c’è modo di entrare in contatto con questa lingua nella quotidianità”, continua Casoni.

Dagli anni 2000 però il dialetto ticinese è ritornato sotto una veste diversa: “Si è assistito a una riemersione del dialetto attraverso i social media, ma anche nelle canzoni, nel linguaggio giovanile,… Ambiti che non assoceremmo al dialetto”. In questi canali viene infatti utilizzato per comunicare in modo più brillante e simpatico.

Le nuove tecnologie però non porteranno a un vero e proprio ritorno del dialetto: “La preoccupazione della scomparsa dei dialetti c’era già anche in Italia e se ne parla da almeno 200 anni. Si sono provati a fare anche dei calcoli, delle proiezioni, dove si arriva a dire che nel 2100 solo il 2% delle persone parlerà dialetto”, conclude.

Nel Mendrisiotto c’è un “dialetto criptato”

Si chiama larpa iudre, ed è l’anagramma di parlà (parlare) e indré (indietro), ovvero parlare indietro, quindi all’incontrario: “È nato a Mendrisio e serviva per non far capire ai forestieri quando si mercanteggiava sul bestiame”, spiega Mirko Valtulini, che insieme a Diego Bernasconi, ha scritto NDRISIÒME (Mendrisio) un libro su questo particolare dialetto.

Il larpa iudre, che serviva quindi per parlare in segreto, non permette di avere discussioni articolate, ma è una “lingua per l’occasione” da usare per fare brevi commenti, oggi in forma ludica, con una cerchia di amici. Per parlare in “dialetto criptato” bisogna prendere una parola come tusa (ragazza) e spostare, in questo caso, la prima sillaba alla fine della parola ottenendo satù. Per la costruzione si utilizzano parole dialettali si scombinano le sillabe.

“È stato un po’ rilanciato il larpa iudre, non è diventato una lingua molto parlata, ma qualcosa si comincia a risentire. Se vado al bar a Mendrisio e chiedo un feca scioli, mi portano un caffé liscio”, racconta Valtulini.

07:20

Il dialetto di Grignola all'Archivio svizzero

Il Quotidiano 15.10.2024, 19:00

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