“Mi sono sentito come un camion: portare materiale e basta! Solo che quello che pensavo, e che penso ancora adesso, è che l’apprendista debba imparare ogni giorno! Cosa che là non ho imparato niente. L’unica cosa che ho imparato è prendere un sacco di colla e mettermi alle spalle!”
Sono parole di Noël, un apprendista piastrellista al primo anno di tirocinio, che dopo sette mesi di lavoro dal suo ex datore di lavoro, ha sciolto il contratto di tirocinio, poiché il suo malessere era insostenibile.
“Mi svegliavo non con voglia, ma con tristezza e agitazione. Quando prendevo il pullman, pensavo solo a chissà che giornata sgradevole ci sarà oggi. Non dormivo bene. Non riposavo bene, non mangiavo bene. Sentivo una tensione continua, quando dovevo mangiare, …Mi tremava la mano… Una tensione dentro che a un ragazzo come me non fa bene”, spiega ai microfoni di Falò.
Oggi Noël lavora in una altra ditta. Ha cambiato posto e oggi è soddisfatto. Tuttavia, la mancata formazione e le aspettative disattese non sono un’eccezione in Ticino. A confermarlo a Falò è Markos, un apprendista carrozziere che descrive così i suoi compiti prima di cambiare datore di lavoro per completare il suo percorso formativo:
“Io arrivavo lì alla mattina, magari era il periodo delle gomme, mi faceva fare il gommista che, come carrozziere verniciatore, non è da fare. Oppure dovevo spesso pulire la carrozzeria, pulire le pistole degli operai, lavare le macchine soprattutto! Quello mi succedeva spesso, ogni giorno. Poi tutte le macchine che andavano consegnate le devo pulire io, perché per loro ero l’unico che poteva farlo”.
Gli ultimi dati a disposizione dicono che oltre un apprendista su tre in Ticino scioglie un contratto di tirocinio nel proprio percorso formativo. In questa statistica il Cantone si colloca al penultimo posto in Svizzera. Spesso all’origine vi è la fragilità di ragazze e ragazzi, appartenenti alla cosiddetta generazione Z (cresciuta nell’era digitale e poco idonea a professioni manuali), ma molto spesso vi è un malessere generato da condizioni che non rispecchiano un adeguato piano di formazione
Alcuni apprendisti che hanno rilasciato la loro testimonianza a Falò denunciano anche molestie e insulti da negli ambienti di lavoro da parte degli operai, dei formatori o addirittura dei datori di lavoro.
“Arrivava da me, iniziava a insultarmi – ci racconta un’ex apprendista meccanica - a dirmi che non ero in grado di fare nulla. E aggiungeva: deficiente fannullona! Piangevo ogni sera che uscivo da lavoro, perché accumulando tutta quella pressione durante il giorno, arrivi la sera che ti liberi. E poi continuando sempre così, dopo un po’ non ce l’ho più fatta. Ho detto basta, cerco altro!
Fortunatamente però nella maggior parte dei casi il cambio di posto di lavoro è risolutivo. Sì, perché ci sono anche parecchie aziende virtuose che formano, con molto impegno e attenzione, i lavoratori di domani. Rimane l’interrogativo se non ci debba essere una valutazione più approfondita sulle aziende in grado di formare apprendisti e se non debbano essere effettuati controlli più frequenti presso i datori di lavoro da parte degli ispettori di tirocinio.
In cerca di riscatto
Falò 11.04.2024, 21:45