Il pellet scarseggia in Svizzera e quello che si trova è più caro rispetto soltanto a qualche mese fa. È il risultato di una combinazione di circostanze, tra cui le scorte già ridotte dall'inverno precedente e il calo della produzione dovuto alla pandemia, a fronte di un aumento della domanda interna.
E così, anche in Ticino, i cilindretti di legno utilizzati come combustibile per il riscaldamento sono diventati più difficili da reperire. "C'è stato un grosso problema di approvvigionamento tra dicembre e l'inizio di gennaio sia a livello internazionale che nazionale. Ma da metà gennaio la situazione è migliorata", racconta Luigi Meier, direttore di Fela Ticino. Anche se i prezzi sono aumentati notevolmente. "Parliamo di un buon 30% in più rispetto ad agosto", osserva Meier. "Noi utilizziamo pellet svizzero e al momento non abbiamo problemi di disponibilità; è molto più difficile, invece, importarlo dall'estero", precisa. Secondo gli esperti, rispetto all'inverno scorso, l'aumento del prezzo si attesta in media attorno al 20% in più.
Facendo una ricerca sul sito di Coop Edile+Hobby, il sacco da 15 chili risulta disponibile solo in tre filiali della Svizzera tedesca e non può essere acquistato online. Il classico sacco di pellet invece risulta del tutto esaurito sul sito della Jumbo e scarseggia su quello del Do it + Garden di Migros (è presente in piccole quantità solo in una minoranza di filiali). "Attualmente la disponibilità di pellet in tutto il mercato svizzero è limitata, di conseguenza l'offerta nei punti vendita può essere sporadicamente limitata per un determinato periodo di tempo", spiega Coop.
Nella grande distribuzione i sacchi scarseggiano
"In questo momento abbiamo una piccola scorta, ma siamo in attesa di una consegna lunedì. Nel complesso possiamo dire che non abbiamo problemi di approvvigionamento, anche se c'è stato un aumento dei prezzi", conferma Nicola Rossini della Regusci Reco. Ma c'è anche chi, vista la difficoltà, ha rinunciato a vendere pellet. “C'è tanta richiesta perché i clienti sono 'disperati', ma in questo momento io non sto vendendo pellet perché non ne trovo, oppure lo trovo a prezzi esorbitanti”, afferma Ludovico Moresi di Prontolegna.
Propellets.ch: "Nessuno rimane al freddo"
“Questo è un periodo in cui effettivamente gli stock dei produttori e dei maggiori fornitori o distributori sono più bassi rispetto alle medie storiche”, spiega Paolo Bosshard, membro del consiglio di amministrazione di Propellets.ch, l'associazione di categoria del settore, confermando che la situazione si riflette a livello nazionale. "L'inverno scorso è stato particolarmente freddo e lungo, il che ha comportato un aumento del 20% del consumo durante l'inverno scorso", sottolinea.
A questo bisogna aggiungere anche un aumento negli ultimi anni delle installazioni di impianti di riscaldamento a pellet nelle case svizzere, spesso in alternativa a quelli a gasolio e a gas, che ha portato a un'espansione del mercato. Di pari passo è aumentata la produzione elvetica, che oggi si attesta a circa 270'000 tonnellate di pellet all'anno: una quantità che copre quasi l'80% della domanda interna. Il resto viene importato soprattutto dai Paesi vicini, quali Germania, Austria, Francia e Italia.
Inoltre, durante la pandemia, "alcune segherei hanno rallentato la propria attività, riducendo la produzione di legname e segatura, con una conseguente scarsità di materia prima" sul mercato, aggiunge Bosshard. "Ad oggi non mi risulta che ci sia ancora questo problema, ma per riempire gli stock di tutti i grandi distributori siamo al limite della capacità produttiva", constata l'esponente di Propellets.ch. "Nessuno rimane al freddo. Anche se è vero che la scarsità suggerisce dei comportamenti, come il non fare più scorte rispetto alle proprie necessità", conclude.