Fanno discutere i nuovi scenari demografici della Svizzera, per i molti interrogativi e la grande incertezza che si ripercoterà sul sistema sociale. Il Ticino, tra i 26 cantoni, risulta ancora più toccato di altri, visto che alle nostre latitudini l’invecchiamento della popolazione è già evidente e il saldo tra partenze e arrivi è negativo.
“Possiamo immaginare nel 2050 un Ticino da circa 370’000 abitanti”, dice a SEIDISERA Pau Origoni, capo dell’Ufficio cantonale di statistica (USTAT), precisando però che ciò che differenzia “in modo importante il Ticino” - e lo differenzierà anche in futuro - “è la struttura per età”. In Svizzera il sistema previdenziale “è stato concepito in un’epoca in cui la struttura demografica era molto diversa”: c’erano praticamente “due giovani per ogni anziano”. Nel 2055 il rapporto si invertirà: ci saranno due anziani per un solo giovane, con il rischio di arrivare ad un corto circuito.
Una società più anziana, rileva Origoni, sarà una società in cui “il dibattito pubblico sarà diverso rispetto a una società più giovane”. Ciò potrebbe tradursi in un’ulteriore sfida per un cantone “che già oggi fa fatica ad attirare e a trattenere i giovani sul proprio territorio”. L’Italia e altri Stati del sud Europa già oggi sono confrontati con una dinamica demografica tesa all’invecchiamento. Questo probabilmente porterà a “maggiore competizione fra Paesi e regioni” per“attrarre e trattenere i giovani lavoratori.
Al momento il Ticino “ha un saldo migratorio negativo di circa 400 unità all’anno”. Per 450 partenze ci sono 60 arrivi, spiega Barbara Antonioli Mantegazzini, docente ordinaria alla SUPSI in economia pubblica e in politiche per la sostenibilità. In termini relativi la percentuale di giovani fra i 25 e i 40 anni che lascia il cantone è la più bassa a livello nazionale. Il problema, in altre parole, non è una fuga eccessiva dal Ticino, ma una carenza di arrivi.
La politica deve cogliere “l’esigenza di un salto di qualità”, perché “se non ci sono i giovani, non c’è futuro, neanche per gli anziani”. Ma non sono i giovani a costituire la maggioranza dell’elettorato. E questo rischia di allontanarli ulteriormente, spingendoli verso contesti nei quali “si sentono maggiormente ascoltati e valorizzati”.