Ticino e Grigioni

In Ticino sorride l’UDC, piange il Centro

Colpaccio dei democentristi, che salgono a due seggi (tre con la Lega) soffiandone uno al Centro – Confermano le proprie due poltrone ciascuno PLR e sinistra (1 PS, 1 Verdi)

  • 22 ottobre 2023, 19:36
  • 23 ottobre 2023, 12:13
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La nuova deputazione ticinese al completo

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Di: dielle

L’UDC festeggia anche in Ticino: al Consiglio nazionale il partito di Marco Chiesa ha conquistato un seggio supplementare a scapito del Centro. Le liste congiunte Lega-UDC, nonostante la forte perdita registrata dal movimento di via Monte Boglia che scende al 13,48% (-3,45), avranno quindi tre seggi per il prossimo quadriennio: oltre ai riconfermati Piero Marchesi e Lorenzo Quadri, a Berna va anche Paolo Pamini per l’UDC.

A leccarsi le ferite è come detto il Centro (ex PPD) che, nonostante abbia addirittura guadagnato qualcosina rispetto a quattro anni fa (18,33%, +0,05), perde il seggio che era di Marco Romano, uscente che non si ripresentava. Si conferma invece agevolmente Fabio Regazzi, che risulta il secondo candidato più votato con 24’651 voti.

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I risultati dei partiti ticinesi nella corsa al Nazionale

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Per tutta la prima parte del pomeriggio era però anche il PLR a tremare, in quanto più di una volta è stato superato dal Centro ed erano quindi i liberali a cui veniva virtualmente tolto un seggio. Poi la situazione si è stabilizzata e sembrava destinata a riproporre una deputazione fotocopia (2 seggi ciascuno a tutti), ma all’ultimo, con gli scrutini dei grandi centri (Bellinzona, Lugano e Mendrisio), ad uscire vincente è stata appunto la congiunzione Lega-UDC.

Il PLR conferma quindi i propri due seggi e ad accompagnare l’uscente Alex Farinelli, risultato il candidato ticinese più votato (27’868 preferenze), sarà un po’ a sorpresa Simone Gianini che, con 20’800 voti, ha fatto la quarta miglior votazione della deputazione.

Anche a sinistra si può almeno in parte sorridere, nonostante le percentuali con il segno meno: il seggio conquistato quattro anni fa dalla verde Greta Gysin a scapito della Lega è stato mantenuto (14’165 voti) e al contempo anche l’uscente socialista Bruno Storni è stato riconfermato senza problemi.

La nuova deputazione ticinese

La nuova deputazione ticinese

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Per gli Stati Chiesa si conferma davanti a Regazzi

Sono definitivi anche i risultati ticinesi per la corsa al Consiglio degli Stati, per la quale si terrà il ballottaggio il prossimo 19 novembre. La graduatoria finale è quella che si è manifestata nei risultati parziali fin dal primo pomeriggio.

L’uscente democentrista Marco Chiesa è il più votato con il 37,65% di consensi (39’024 voti), seguito da Fabio Regazzi del Centro al 27,73% (28’749 voti), a sua volta tallonato dal PLR Alex Farinelli al 26,26% (27’221 voti). Più distaccati la verde Greta Gysin con il 21,53% (22’321 voti) e il socialista Bruno Storni al 18,68% (19’359 voti). Si piazza infine sopra la soglia di sbarramento per il ballottaggio (5%) anche Amalia Mirante di Avanti con Ticino&Lavoro che conquista il 13,26% delle preferenze (13’744 voti).

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I risultati definitivi della corsa al Consiglio degli Stati, in vista del ballottaggio del 19 novembre

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Ora non resta che attendere le decisioni dei diretti interessati in vista del ballottaggio.

UDC terzo partito davanti alla Lega, il PS mai così in basso

L’UDC, alla luce risultati ottenuti al Consiglio nazionale, è il terzo partito del Ticino, dietro al PLR e al Centro. Avendo ottenuto il 15,06% ha superato la Lega che, per parte sua, è scesa al 13,48%. I democentristi, che alle scorse elezioni cantonali erano diventati per la prima volta la prima forza in un comune (Bedretto), ora lo sono in una dozzina di località ticinesi.

Sull’altro lato dello scacchiere spicca invece la controprestazione del PS che, con il 12,50%, si ritrova in quinta posizione.

Nel 2003, al termine di una lunga fase di crescita, si era issato al secondo posto. Poi il declino. In vent’anni ha perso la metà del suo peso.

Meno voti per gli uscenti, ma non a chi è subentrato – Quadri e Gysin perdono oltre 5mila voti a testa

Il confronto tra chi si ripresentava davanti agli elettori dopo la legislatura in Nazionale fornisce infine pure qualche indicazione. La prima: chi non è stato eletto direttamente quattro anni fa, ma è subentrato a causa della rinuncia – per l’elezione agli Stati – dei vincitori ha fatto una affare. È infatti il caso di Piero Marchesi, subentrato a Marco Chiesa eletto alla Camera alta, che è passato dai 12’315 voti raccolti nel 2019 ai 20’977 conquistati oggi. Stessa sorte per il socialista Bruno Storni, subentrato dopo l’elezione di Marina Carobbio agli Stati: dai 13’737 consensi di quattro anni fa è arrivato 19’780 schede.

Ben diversi i risultati di chi invece è entrato subito in carica: sono tutti in calo. Si parte dalla piccola discesa di Fabio Regazzi, che praticamente marcia sul posto (da 24’989 a 24’651), si passa poi da Alex Farinelli, che nonostante sia risultato il più votato ha perso oltre duemila voti, passando dai 30’036 del 2019 ai 27’868 odierni. Il risultato peggiore lo fanno però segnare il leghista Lorenzo Quadri (da 23’068 a 17’983) e la verde Greta Gysin (da 19’952 a 14’165): entrambi a saldo perdono più di cinquemila voti ciascuno.

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