Riportano effigi esotiche, eppure appartengono anche alla cultura e all’identità engadinese. Si tratta dei cosiddetti “morins”, gli orecchini dalle teste di moro originari delle coste adriatiche. Sono tipici soprattutto a Sent, nella Bassa Engadina, dove in parte vengono tramandati da una generazione all’altra all’interno delle famiglie.
“Li ho indossati dopo averli ricevuti da mia nonna. Dapprima solo per le festività, poi non li ho più tolti” racconta per esempio Mengia Etter ai microfoni della televisione romancia (RTR). “Me li toglieranno soltanto quando non ci sarò più”. Per lei non sono solo degli orecchini, bensì un simbolo della sua terra e del legame con le generazioni passate: uomini e donne che lasciarono le montagne per cercare fortuna in tutta Europa, aprendo caffè e pasticcerie.
È così che gli engadinesi raggiunsero anche Fiume, in Croazia, la patria dei “morins”, dove si chiamano “moretti”. Secondo le leggende testimoniano le vittorie dei fiumani sugli eserciti ottomani. E divennero una moda internazionale grazie all’imperatrice d’Austria Maria Anna.
In Engadina arrivarono con gli emigranti di ritorno, “che probabilmente li portarono in dono” come racconta l’orafa Jeannette Xayaboun-Probst. “Tutte le donne engadinesi li volevano”. Così anche gli orafi grigionesi cominciarono a creare “morins”, facendoli diventare parte del patrimonio culturale.