Ticino e Grigioni

La sfida del turismo montano

Come si sta pensando, in Ticino, a questa offerta che oggi è in netta evoluzione? Le considerazioni del direttore di Ticino Turismo

  • 22 febbraio, 18:36
  • 23 febbraio, 08:05

L'intervista al direttore di TicinoTurismo Angelo Trotta

SEIDISERA 22.02.2024, 18:10

  • TiPress
Di: SEIDISERA/John Robbiani

Le cifre fornite stamani offrono un quadro confortante per il turismo ticinese. Ma volendo riflettere sul futuro, quali strategie di sviluppo andrebbero adottate? Ad esempio, in Ticino viene sviluppato abbastanza quel turismo di montagna e della natura, che dalla pandemia sta vivendo in tutte le Alpi dinamiche nuove? Un interrogativo, e uno spunto di riflessione, che abbiamo girato allo stesso direttore di Ticino Turismo, Angelo Trotta

Il Ticino è praticamente circondato da regioni molto forti nel turismo alpino: Grigioni, Vallese, Valtellina, penso perfino all’Alto Adige. Un turismo che non è solo invernale, anzi, e che negli ultimi anni è molto cambiato. Le chiedo se il Ticino ci ha creduto, se ci crede, se ha investito in questo settore, perché alla fine le strutture ricettive non sembrano molte e, mi corregga se sbaglio, l’impressione è che da noi la natura, le montagne, siano sempre funzionali a un turismo che viene sempre comunque riportato in città la sera...

Sì, noi abbiamo un modello che chiamiamo Hub and spoke: il turista pernotta in città e poi si muove in giornata, va nelle valli, scopre le valli, e su questo siamo molto forti. Abbiamo poche strutture, ma questa poi è una questione di masterplan e di investimenti nelle valli - quindi poche possibilità di fare pernottamenti - e secondo me abbiamo ancora parecchio potenziale nel promuovere proprio il turismo di montagna e anche di alta montagna. Siamo una potenza mondiale nel bouldering o anche nell’arrampicata: ci sono arrampicatori che vengono da tutto il mondo. A livello di alpinismo sicuramente potremmo fare anche di più.

Però c’è anche un turismo alpino che non è necessariamente un turismo sportivo: si va in montagna per stare bene, per starci anche abbastanza a lungo e lo si fa in strutture che offrono diversi comfort. L’Alto Adige in questo campo è molto forte: è un esempio da seguire, secondo lei?

Sì, sicuramente. Tra l’altro c’è un gruppo che si chiama AlpNet: delle destinazioni turistiche sull’arco alpino si incontrano periodicamente. Noi non ne facciamo ancora parte purtroppo. Però, per esempio Lucerna, Vallese, Grigioni si incontrano regolarmente col Trentino, l’Alto Adige, il Tirolo. In Trentino hanno lavorato sicuramente molto bene a livello collettivo, statale, regionale, ma anche nel privato: negli ultimi anni sono sorti moltissimi hotel di un certo livello. Sicuramente hanno lavorato molto bene ed è un modello da imitare.

Perché è anche un modo per lasciare più soldi alle valli, alla periferia: che è un po’ anche la politica auspicata dalla Confederazione...

Sì certo. Poi si incrociano gli obiettivi della strategia cantonale: il turismo è probabilmente l’investimento, la parte principale per promuovere le regioni periferiche. Anche per far tornare, poi, e per ripopolare i villaggi nelle valli. Sicuramente il turismo è approccio più immediato, più facile.

In Ticino da questo punto di vista si parla moltissimo su come finanziare e sostenere, o creare da zero, le infrastrutture per intrattenere turisti e non turisti nelle valli. Però poi nelle valli mancano le strutture d’accoglienza, oppure ci sono ma mancano quelle di un certo livello. Si pensa sempre ancora un po’, forse, che se uno va a fare sport gli basta stare in un ostello...

Chiaramente questo è molto difficile da cambiare. Gli appartamenti di vacanza, i rustici che vengono affittati sempre di più, ecc sono un’opportunità in questo senso per favorire e incentivare lo sviluppo di regioni periferiche e, in particolare, il turismo.

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