La notizia della morte di un operaio edile su un cantiere di Gordola ha raggiunto i rappresentanti di Unia proprio pochi minuti prima della conferenza stampa di presentazione di una campagna di prevenzione degli incidenti sui cantieri.
Enrico Borelli, segretario regionale, quali sono gli interventi che proponete?
La nostra sarà una campagna articolata sul medio periodo, parliamo di diversi mesi, che ci condurrà come un fil rouge nel corso del 2013. Si articola su tre assi: innanzitutto, con un sondaggio, coinvolgeremo migliaia di lavoratori. Alla luce dei risultati dell’inchiesta e delle esperienze accumulate, presenteremo quindi delle proposte concrete agli impresari e alla SUVA. Interverremo infine direttamente sui cantieri, esigendo dove è necessario la sospensione dei lavori, di fronte a situazioni di pericolo e per effetto di eventi atmosferici come la pioggia, la canicola o un tasso di ozono oltre la norma. Vorremmo sviluppare un concetto di protezione della salute non solo per i lavoratori, ma con i lavoratori.
Sui cantieri ticinesi le norme di sicurezza sono insufficienti?
Un quadro legale esiste e ci sono iniziative che vanno nella giusta direzione, ma assistiamo anche a uno scollamento fra quelle che sono le norme e la realtà di tutti i giorni, trasformatasi profondamente nell’ultima decina di anni. Con termini di consegna sempre più ristretti, la compressione dei prezzi, l’aumento degli interinali e i subappalti a catena si sono riscritte le regole del gioco. Noi denunciamo un nesso fra questa evoluzione e le conseguenze sulla salute degli operai edili. Bisognerebbe tornare all’edilizia di 15-20 anni fa, quando si prestava attenzione a certe cose.
Gli infortuni negli ultimi anni sono però diminuiti…
Noi salutiamo positivamente la diminuzione statistica, ma le statistiche non dicono tutto. Non tengono conto, per esempio, dei lavoratori interinali, che sono sempre più numerosi e sempre più spesso le vittime degli incidenti sui cantieri. Di fronte alla malattia e agli incidenti, inoltre, esiste una disuguaglianza sociale. Già negli anni ’90, degli studi mostravano come a un tasso di scolarizzazione più basso e a un’entrata precoce nel mondo del lavoro corrisponda un aspettativa di vita sensibilmente inferiore.
(sp)