Continua a crescere il numero delle persone morte in Ticino a causa dell'epidemia di coronavirus: 7 decessi in più rispetto a ieri (mercoledì), per un totale di 67 casi, ma il dato che forse più spicca oggi (giovedì) è una certa oscillazione nelle cifre relative alle persone positive al test: se ieri erano 143, oggi sono "solo" 47. La RSI ha chiesto il motivo di questa oscillazione a Christian Garzoni, specialista in malattie infettive alla clinica Moncucco di Lugano.
"Bisogna ricordarsi che questo non è il numero dei contagi ma è il numero dei test positivi registrati nel giorno precedente, quindi dipende molto da quando e da come vengono effettuati i test - spiega Garzoni -. Per esempio, abbiamo visto che, nel fine settimana, con gli studi medici sul territorio chiusi, si tende ad avere numeri più bassi. Durante la settimana, invece, sono più alti. Poi c'è un problema, anche tecnico, del laboratorio: ogni tanto c'è un aumento di test che vengono effettuati e c'è un'attesa nei risultati. I numeri vanno sempre interpretati come nelle statistiche. La tendenza è che c'è un lieve rallentamento dell'aumento, ma siamo ancora in una fase nella quale ogni giorno, tendenzialmente, ci sono un po' più di casi rispetto al giorno prima, purtroppo. C'è, insomma, ancora un'espansione dell'epidemia".
E per quanto riguarda i dati dei guariti da Covid-19? Quali le ipotesi?
"Purtroppo, in questi giorni, cominciamo a focalizzarci tantissimo sul numero di decessi. Questo è quello che spaventa di più. Siamo molto spaventati. Resta seria la situazione dei pazienti ricoverati in ospedale, che hanno un decorso pesante, anziani ma anche giovani. Però è anche vero che questa malattia, nella persone che non vengono ricoverate, viene spesso fatta a domicilio: si tratta di pazienti che hanno febbre alta, astenia, stanchezza, spossatezza, tosse, poi però guariscono. Anche noi, sia a Locarno sia alla clinica Moncucco, abbiamo pazienti che dimettiamo quotidianamente. Quindi ci sono anche forme fortunatamente leggere, con pazienti che poi guariscono senza complicazioni".
C'è anche il grande interrogativo sulle persone asintomatiche. Qual è la vostra osservazione, in generale, sul comportamento dei cittadini, in termini anche di autoanalisi, di comprensione di quello che il corpo suggerisce?
"Ci sono due aspetti: le persone asintomatiche restano un grosso punto di domanda. Oggi l'impressione è che, per avere una diffusione così rapida nella popolazione, vi siano state persone che hanno avuto la malattia, che l'hanno diffusa, e che non avevano sintomi. Oggi questo problema viene risolto imponendo a tutti di stare a casa. E' importante, e lancio un appello, che le persone attualmente ammalate, con una sindrome influenzale, sappiano che, oggi, ogni sintomo influenzale è potenzialmente un Covid-19, anche se il test non viene effettuato, perché c'è l'indicazione di effettuarlo solo nei casi gravi".
E quindi si arriva tardi e capire che potrebbe essere un Covid-19?
"Esatto. Se una persona sviluppa, nell'ambito di una sindrome influenzale, una mancanza di fiato, per esempio, quando cammina gli manca il fiato (cosa che prima non succedeva), se facendo le scale gli manca il fiato (cosa che prima non succedeva), deve segnalarlo subito al medico di famiglia. E poi deve essere anche visitato, perché abbiamo notato che i pazienti tendono a sviluppare polmoniti, ma poi aspettano troppo per consultare il medico e per eventualmente essere ospedalizzati. Quindi il messaggio oggi è: influenza? Va bene stare a casa, ma se c'è influenza, tosse e poi viene una fame d'aria, manca il fiato (ed è una cosa nuova o è peggio di quello che era l'abitudine), in quel momento stesso bisogna subito consultare il medico".