Ticino e Grigioni

"In prima linea, 24H al giorno"

Il presidente dei medici di famiglia Alberto Chiesa: "Tra di noi i primi contagiati. Siamo sotto pressione. Per ora reggiamo l'urto, ma..."

  • 21 marzo 2020, 10:09
  • 22 novembre, 19:42
Il dottor Alberto Chiesa, presidente ATIMEF

Il dottor Alberto Chiesa, presidente ATIMEF

  • RSI
Di: Massimiliano Angeli 

Sono diventati la prima linea per gestire l’emergenza coronavirus. A loro va fatta la telefonata in caso di sintomi sospetti, cosicché possano arginare l’afflusso di pazienti ai pronto soccorso, ma intanto, anche tra i medici di famiglia si registrano i primi contagi: "In diversi sono risultati positivi al coronavirus, non ho ancora il numero preciso. E come tutti i medici ed infermieri siamo sempre più sotto pressione. Così ai microfoni della RSI il dottor Alberto Chiesa, presidente dell’Associazione ticinese medici di famiglia (ATIMEF).

“Con il dilagare dell'epidemia tutti i medici sono molto sollecitati. Diamo la disponibilità, il più delle volte, di un recapito 24 ore su 24, anche sui nostri telefoni privati, per essere vicini ai pazienti qualora manifestassero sintomi o avessero bisogno di informazioni. Tutti i circoli medici hanno raddoppiato Il picchetto”, spiega Chiesa.

“Passiamo ormai almeno un 70% del nostro tempo al telefono – spiega Chiesa -. Non vogliamo che i pazienti escano di casa, soprattutto quelli più fragili”. “Il nostro compito è quello di fare uno screening, di consigliare il paziente, di indirizzarlo al pronto soccorso se il caso merita approfondimenti o il ricovero”. “I numeri, per il momento, sono ancora gestibili, ma la situazione può cambiare continuamente. Siamo tutti sul chi vive”.

Le linee guida e il tampone

“I medici di famiglia stanno facendo un enorme lavoro di informazione, di selezione, per indirizzare il paziente, per spiegare come comportarsi”. Le linee guida? “Innanzitutto lo screening della valutazione della classe del rischio del paziente. Il medico cantonale ha dato delle linee ben precise: il paziente, per passare a controlli più approfonditi, deve avere una febbre superiore a 38 gradi, deve appartenere a una fascia a rischio, avere comorbilità e sintomi respiratori valutabili”. “Il tampone viene eseguito solamente nei pazienti che hanno questa sintomatologia oppure per i pazienti che frequentano, per la loro professione, persone ad alto rischio”.

Ansia e sintomi

“Conosciamo i nostri pazienti, quindi sappiamo anche a quali dobbiamo prestare più attenzione, per ottimizzare controlli ed interventi”, sottolinea Chiesa. “Molti vivono uno stato d’ansia. E questo fa loro percepire anche sintomi che, magari, non sono collegati direttamente a questa infezione”.

Mascherine e dispositivi di protezione individuale

Per ora ai medici di famiglia non mancano dotazione di mascherine e dispositivi di protezione individuale. “Al momento sono in numero sufficiente – sottolinea Chiesa -. E i rifornimenti dovrebbero essere possibili. Chiaramente viviamo ogni giorno come un giorno nuovo. Quindi quello che sembra sotto controllo ora, potrebbe non esserlo più a breve. Non lo sappiamo”.

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