Li chiamano “change maker”, una trentina di giovani da tutto il bacino del Mare Nostrum e dal Medioriente considerati “agenti del cambiamento”. Forse non hanno ancora cambiato il mondo, ma dopo una settimana di incontri, seminari e soprattutto di scambio continuo nel campus dell’USI, hanno già modificato almeno qualche loro percezione. “Ho eliminato alcuni pregiudizi e ora comprendo meglio la realtà di certi paesi” dice alla RSI Fatima Zahra Outassis, 26 anni, marocchina attiva sul fronte dell’attivismo sociale. È stato entusiasmante soprattutto “lo scambio sul piano umano e personale” aggiunge Reem Al Otaiba, proveniente dagli Emirati Arabi Uniti. “Un’opportunità straordinaria”, sottolinea l’israeliana Nitzav Inbar-Tal, avvocatessa che ha lasciato la toga per inventarsi una carriera in una start-up di energie rinnovabili.
Non è mancato qualche momento di confronto teso e di scambio franco, ma l’idea – spiega l’organizzatrice del MEM, Federica Frediani – è di “trovare un linguaggio comune per sottolineare gli elementi condivisi e non le conflittualità”.
Mettere al centro “ciò che unisce e non ciò che ci divide”, come aveva detto il rettore dell’USI Boas Erez nella sua introduzione all’evento centrale del MEM, il Forum ospitato nell’aula magna dell’Università della Svizzera Italiana (il video ne riassume i momenti salienti dei cinque dibattiti). Ad aprirlo, gli interventi del consigliere federale Ignazio Cassis e del ministro degli Esteri dell’Oman Sayyid Badr Al Busaidi. Quest’ultimo ha insistito sulla necessità di affrontare le profonde “ingiustizie sociali” alla base di molte crisi in Medio Oriente e anche in Afghanistan.
Cala dunque il sipario sul MEM, quest’anno nella formula “ibrida” con alcune decine di giovani presenti e gli altri collegati in modo virtuale. Un appuntamento che si sta trasformando in un “osservatorio permanente” sulla regione, trasformando il Ticino a ogni fine estate in una sorta di “capitale” del dibattito sul Medio Oriente.
Geopolitica ma non solo: discussioni anche su sistemi alimentari, ruolo delle religioni, impatto dei social media sulle società civili di una regione dove oltre il 60% degli abitanti ha meno di 25 anni.
Un’edizione “caratterizzata da una “dinamica positiva che ha saputo cogliere lo spirito originale del MEM”, è il bilancio del professor Gilles Kepel, ispiratore del Summer Summit e decano degli arabisti. Si sta attivando per creare un’associazione degli studenti che hanno partecipato al MEM, per non disperdere l’eredità di questi giorni di scambi proficui. Ma Kepel - che insegna anche all’USI – già alla prossima edizione, quando “il consigliere federale Ignazio Cassis sarà presidente della Confederazione e speriamo di averlo nostro ospite”. La lista degli inviti è aperta. Archiviata la quarta edizione, si pensa già alla quinta.
Emiliano Bos