“Non si può vivere una vita piena a stomaco vuoto. Una dottoressa mi ha detto questa frase che mi ha fatto molto riflettere”. A parlare è Benedetta (nome di fantasia), una ragazza di 17 anni che da tre mesi è ricoverata al Centro per i disturbi del comportamento alimentare (DCA), ospitato presso l’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio. Sta lottando per uscire dall’anoressia che le è stata diagnosticata. Quando è entrata qui pesava 35 chili, ora sono 41. Uno dei grandi problemi di questa patologia è il fatto che chi ne soffre non se ne rende conto. Anche per Benedetta è stato così: “Quando sono arrivata qui mi sentivo, ma soprattutto mi vedevo bene, ero contenta della mia immagine”.
È un problema che emerge dirompente anche dai social, dove spicca l’esempio negativo della statunitense Eugenia Cooney, un’influencer dalla magrezza a tal punto scheletrica che più di uno è convinto che stia letteralmente morendo in diretta. Da più parti sono giunte richieste a TikTok, Instagram e Youtube di chiudere i canali della vlogger 29enne perché i soldi che intasca da tutte quelle view potrebbero spingerla all’autodistruzione.
Anche Benedetta è consapevole dell’influsso che possono avere questi modelli che si raccontano sui social network: “La mia generazione è molto colpita da questo problema. A gennaio ho cominciato a cambiare le mie abitudini alimentari - racconta la 17enne - anche attraverso i social dove comparivano queste ricette che ho cominciato a sperimentare. Poi la situazione è sfuggita di mano”.
“L’emulazione dei social è uno dei fattori”
Come lei è capitato a molte altre ragazze. Che esista una correlazione tra questo bombardamento in rete e il diffondersi dei disturbi alimentari è confermato anche dalla dottoressa Claudia Ariemma del DCA: “Questa correlazione, e ce lo raccontano gli stessi ragazzi, esiste. Va premesso che questi disturbi non hanno un’unica causa, sono patologie multifattoriali. L’emulazione dei social media è uno dei fattori. Peraltro, cosa che non si dice, spesso le foto che circolano sono anche modificate, per cui le ragazze si rifanno a un modello che non è neanche realistico”.
L’effetto che fanno queste fotografie varia a seconda di chi guarda: “Chi non ha una patologia ne resta sconvolto perché vede la morte e un corpo non sano. Chi ha già i semi della malattia, invece, dentro di sé ammira e anche invidia il livello di dimagrimento raggiunto da questa influencer. Su Instagram si possono fare le segnalazioni per far chiudere i profili. Io rimango ogni volta molto perplessa quando mi viene detto che non si può. Perché sono chiaramente profili di persone malate”.
A Mendrisio il 75% dei pazienti ha meno di 20 anni
In Ticino sempre più giovani sono confrontati con problemi come quello di Benedetta. La situazione nel cantone rispecchia le percentuali esistenti sul piano internazionale, dice la dottoressa Ariemma: “Dalla pandemia c’è stato un aumento almeno del 30%. Noi trattiamo tutti i disturbi del comportamento alimentare, come anoressia, bulimia, ortoressia, quindi dai disturbi restrittivi all’iperalimentazione. Da quest’anno abbiamo due posti letto in più, siamo quindi passati da 6 a 8 pazienti degenti. A questi si aggiungono circa 160 pazienti a carico a livello ambulatoriale. Quindì, sì, i casi ci sono, sono in aumento e purtroppo le liste di attesa si allungano sempre di più”. Il Centro di Mendrisio, ricorda la dottoressa, può accogliere persone dai 16 anni in su. “Nel 2022 abbiamo avuto il 75% dei pazienti sotto i 20 anni di età”.
In passato la politica si è occupata di questa attesa e del fatto che per alcuni pazienti era necessario cercare aiuto in Italia o in Svizzera interna, dove oltretutto ci può essere una barriera linguistica che ostacola le cure. I numeri attuali sembrano giustificare un potenziamento del servizio. “Lo sostengo anche io - dice Claudia Ariemma -. Bisogna anche discutere cosa fare con i minori di 16 anni che hanno disturbi alimentari. Attualmente sono accolti presso la pediatria dell’ospedale Civico di Lugano”. Posta di fronte alla domanda se il Ticino stia facendo abbastanza, la dottoressa non si nasconde: “Lavoro qui da nove anni. Devo dire che negli ultimi due anni dei movimenti ci sono stati, la politica ci ha interrogato molto. Nell’ultimo anno ci sono state diverse richieste. A livello concreto stiamo aspettando”.
Il rapporto tra social network e anoressia
SEIDISERA 17.11.2023, 18:49