Lorenzo Ferretti è un dentista ticinese. Svolgendo un concorso pubblico cantonale per lavorare nelle scuole ha scoperto che, avendo studiato a Zurigo, per la Confederazione risulta germanofono, ma in realtà la sua lingua madre è l’italiano. Eppure dal 1. gennaio, in seguito a una revisione della Legge federale sulle professioni mediche (LPMed), per poter esercitare in Ticino dovrà autocertificarlo, pagando una tassa. Tassa che non devono pagare i colleghi germanofoni e francofoni che si vedono riconosciuta automaticamente la lingua del diploma. Un cavillo che varrà per tutte le professioni mediche universitarie, ma di cui in pochi - per ora - si sono accorti.
La tassa può variare dai 50 ai 100 franchi. Una spesa certamente sostenibile, ma che rappresenta anche per il dottor Giovanni Ruggia, dentista e membro della Commissione delle professioni mediche (MEBEKO), una discriminazione. Disparità di trattamento che, secondo Ruggia, il Cantone dovrebbe fare in modo di eliminare. A nulla sono infatti valse le rimostranze rivolte dallo stesso medico ticinese direttamente alla Commissione di cui fa parte.
La discriminazione è ingiustificata anche per la consigliera nazionale socialista e medico Marina Carobbio, che se non riuscirà a risolvere il problema con l'Ufficio federale della sanità, cercherà il sostegno della deputazione ticinese alle Camere per portare la questione in Parlamento.
Stefano Radczuweit, capo dell’Ufficio cantonale di sanità, non esclude a sua volta nuove pressioni del Cantone a Berna, qualora ricevesse dei reclami dai diretti interessati su questa tassa. Un intervento per evitare una discriminazione ancora maggiore, sempre inerente al problema linguistico, è infatti già stato attuato.
Camilla Luzzani