A Milano si è aperto il processo contro i 37 presunti membri della 'ndrangheta arrestati lo scorso novembre in Lombardia nell'ambito dell'operazione Insubria. Trentadue di loro (tutti, sostiene l’accusa, facenti parte di tre gruppi saldamente radicati nel Comasco e nel Lecchese) non erano in aula perché hanno optato per il rito abbreviato, che garantisce la riduzione di un terzo della pena.
Tra chi ha scelto il rito abbreviato (la discussione davanti al giudice è fissata per il 28 aprile) vi sono anche i due principali imputati: i due uomini indicati quali capiclan di Fino Mornasco e Cermenate. Secondo l'accusa operavano anche in Ticino. Uno aveva lavorato, tramite una ditta esterna, come frontaliere alle Officine di Bellinzona. L’altro aveva tentato di estorcere 250’000 euro a un avvocato di Como e a un commercialista di Chiasso. La procura sostiene agisse per conto di un imprenditore metallurgico brianzolo da anni residente nella Svizzera italiana (ora a Gudo, in precedenza in Mesolcina). Si tratta di un 50enne posto, a novembre, agli arresti domiciliari in Italia.
Diem/CSI 18.00