“C’è grande preoccupazione. Ci sono dei pazienti che hanno chiesto di diminuire i nostri passaggi. Abbiamo dunque cercato di identificare le situazioni dove poter diminuire la presenza, per prevenire problemi”. Cosi la direttrice sanitaria del Servizio cure a domicilio del Luganese SCuDo, Rosaria Sablonier, fa il punto della situazione del settore, lunedì mattina, in piena emergenza sanitaria per il coronavirus.
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Tra le fasce “particolarmente a rischio” che “devono essere protette”, secondo le disposizioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica UFSP, ci sono “le persone a partire dai 65 anni”. E “in particolare le persone, anche sotto i 65 anni, affette dalle seguenti malattie: ipertensione arteriosa, diabete, malattie cardiovascolari, malattie croniche delle vie respiratorie, malattie e terapie che indeboliscono il sistema immunitario, cancro”.
“Tra i nostri pazienti (parecchi di loro sono proprio nella fascia a rischio, ndr.) c’è chi ha paura. Ma non bisogna dare al coronavirus il potere di offuscare menti e cuori. E’ un momento particolare. La paura deve essere accolta, perché non possiamo ignorare l’emozione. Ma non deve avere il potere di devastare. E combatterla conforta noi stessi e gli altri”, aggiunge.
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“Lavoriamo in maniera protetta, attenendoci scrupolosamente a tutte le disposizioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica (per leggerle clicca qui). Seguirle ci ha aiutato molto, sia a tranquillizzare il personale che i pazienti”, gli fa eco un membro dalla direzione di Spitex ACAM Moesa.
“Dunque - aggiunge - siamo sempre vicini alla popolazione. E chi ha bisogno ci può sempre contattare. Anche per la spesa”. Certo i problemi non mancano. “Il materiale scarseggia. E la sensibilizzazione dei casi psichiatrici è più complicata, perché non capiscono come mai bisogna portare una mascherina”, prosegue.
E conclude con un appello, che vale per tutti: “L’autodisciplina è fondamentale. Per rallentare i contagi. Per non far collassare il sistema”.