Le notifiche online per padroncini e lavoratori distaccati saranno abolite. Lo ha deciso oggi, mercoledì, il Gran Consiglio ticinese sull’onda del voto del 9 febbraio, approvando due mozioni, la prima presentata dal PS nel novembre 2012 e la seconda da UDC e Verdi nel maggio 2013. La richiesta è stata sostenuta da tutti i deputati ad eccezione di Matteo Pronzini (MPS).
I prestatori di servizio che giungono dall’Italia e che intendono esercitare la propria attività in Ticino per un periodo massimo di 90 giorni in un anno, come prevede l’accordo di libera circolazione con l’UE, dovranno dunque in futuro presentarsi ad uno sportello con una documentazione cartacea e non potranno più notificarsi in internet (come accade attualmente sul sito del Cantone, dell'Amministrazione federale e della SECO).
"Non siamo contro i padroncini"
In aula Saverio Lurati , che ha presentato il primo atto parlamentare, ha spiegato che “non è un’operazione contro i padroncini, ma per il rispetto delle regole del nostro mercato del lavoro”. Il socialista ha comunque criticato “chi ci ha ricamato sopra”, pensando solo alla questione dello sportello, “se metterlo a Cevio o da un’altra parte”. Sergio Savoia , estensore del secondo atto, ha ammesso che la proposta contiene anche “aspetti provocatori”. Sul principio di posizionare lo sportello in un comune periferico per rendere la vita ancora più difficile a padroncini e distaccati sono in ogni caso tutti d’accordo. “Il messaggio di fondo che bisogna mandare ai cittadini – ha sottolineato l’esponente dei Verdi – è che questo Parlamento è disposto a fare tutto ciò che serve per difendere la nostra regione”.
La modifica, è stato ricordato in aula, è voluta anche per permettere ai funzionari cantonali (che non dovranno comunque aumentare di numero) di fare “un primo filtro”, sensibilizzando chi viene dall’estero sul rispetto delle regole interne del mercato del lavoro e sulle conseguenze in caso di infrazione.
"Effetto limitato"
La votazione contro l’immigrazione di massa ha certamente cambiato le carte in tavola. Nel suo messaggio risalente a dicembre il Consiglio di Stato chiedeva di evitare questo passo perché ritenuto inutile nella lotta agli abusi nei subappalti e per evitare il rischio di un’esplosione del nero.
“C’è emozione e volontà, posso capirlo, ma bisogna comunque tenere conto di certi elementi”, ha sottolineato la responsabile del DFE Laura Sadis . L’effetto deterrente dell’abolizione delle notifiche online è limitato, ha spiegato la consigliera di Stato, anche perché “il 60% di tutte le notifiche è presentato da datori di lavoro svizzeri” (non si tratta dunque né di padroncini, né di lavoratori distaccati, ma piuttosto di interinali – leggi a lato). In ogni caso “saremo attivi se questa è la volontà del Gran Consiglio”, ha detto Sadis. Il Governo cantonale deve ora elaborare una proposta concreta e farsi interprete a Berna della decisione odierna.
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Il fenomeno
Secondo i dati ufficiali, riportati nel rapporto della Gestione, nel 2013 in Ticino si sono notificati più di 24'000 stranieri per svolgere un’attività inferiore ai 90 giorni, una cifra che corrisponde a 3'000 persone a tempo pieno (media di 29 giorni a persona). Dal 2011 il numero di persone notificate è progredito ad un tasso quasi costante del 13% annuo.
Del totale delle notifiche, che nel 2013 sono state 48'600, il 60% è stato inoltrato da ditte svizzere, ha sottolineato in aula Laura Sadis. I posti di lavoro a tempo pieno riferibili a padroncini e lavoratori distaccati sono dunque circa 1'200.
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CSI 18.00 - Il servizio di Michele Rauch
RSI Info 12.03.2014, 19:44