Un caso singolare ha animato oggi l’aula penale di Lugano, dove l’ex presidente dell’UDC ticinese Paolo Clemente Wicht è stato processato con accuse gravi, tra cui truffa, appropriazione indebita e amministrazione infedele aggravata. Al centro della disputa, la denuncia della moglie che sostiene di essere stata derubata di 1,8 milioni di franchi tra il 2009 e il 2015, con prelievi continui da conti sui quali Wicht aveva pieno accesso.
L’accusato, ex deputato e fiduciario abusivo, avrebbe utilizzato tali fondi per coprire i suoi debiti personali e sostenere spese familiari, secondo la parte lesa. La difesa di Wicht, guidata dall’avvocato Brunetti, afferma però che tutte le operazioni erano state concordate con la moglie e che il denaro è stato investito in gioielli e proprietà appartenenti alla stessa.
Particolarmente inusuale è la posizione del procuratore pubblico, Gagliano, che inizialmente aveva emesso un decreto d’abbandono per mancanza di prove oggettive. Oggi in aula, il procuratore ha espresso con poca convinzione l’impianto accusatorio, rimettendo alla corte la decisione sulla colpevolezza dell’imputato. È stato dunque l’avvocato della moglie, Ferrari, a sostenere le accuse, cercando di dimostrare che l’uomo l’avrebbe raggirata e manipolata in un periodo di fragilità emotiva.
Se tutte le accuse venissero confermate, Wicht potrebbe affrontare una pena fino a tre anni di reclusione. La sentenza è attesa per mercoledì.
Wicht a processo per truffa e altri reati
Il Quotidiano 21.10.2024, 19:00