Un 64enne di Chiasso, ritenuto colpevole di tentato omicidio, per dolo eventuale, è stato condannato mercoledì a Mendrisio a una pena di 4 anni e 6 mesi di detenzione e a una presa a carico terapeutica. I fatti risalgono al febbraio 2023, a una lite che culminò con una violenta aggressione all’arma bianca.
Il protagonista di questa storia di alcol e violenza è un 64enne di origini meridionali, abitante del Quartiere Soldini di Chiasso, in invalidità, divorziato, solo, finito in manette quasi due anni fa senza mai ricevere una sola visita in carcere. Nessun parente, nessun amico e viveva isolato anche quando era in libertà. A fargli compagnia, soltanto alcuni disperati della scena aperta della droga e la bottiglia. L’alcolismo non è l’unica patologia di cui soffre: gli è stata diagnosticata anche una sindrome persecutoria, motivo per il quale si sentiva costantemente minacciato e girava armato di taglierino. Taglierino che utilizzò un pomeriggio in via Tell, dopo l’ennesima sbornia.
Succede tutto il 13 febbraio del 2023: anche quel pomeriggio frequenta quella che lui stesso ha definito una compagnia di sbandati. Si presenta con nove birre nello zaino, beve, poi consegna dei soldi a uno dei presenti- un consumatore di crack - per farsi portare una bottiglia di amaro. I soldi l’uomo li prende ma la bottiglia non la porta. Allora lui va a cercarlo a casa, gli sfonda la porta, poi lo incontra per strada ma è in compagnia della figlia e gli dice “accompagna la bambina a casa che io e te dobbiamo chiarire”. Ma c’è poco da chiarire, il consumatore di crack i soldi non li ha più e la bottiglia non l’ha comprata. Nella mente dell’imputato non resta che estrarre la lama e affondarla, colpendo il collo della vittima. Un testimone lo avverte circa la gravità del gesto che poteva costare la vita ma lui molla la presa soltanto quando la polizia arriva e gli punta la pistola.
I fatti sono la conseguenza di un degrado sociale estremo, trasceso a causa dell’alcol, ha detto in aula la procuratrice pubblica Anna Fumagalli, che oltre a una pena detentiva di 5 anni e 6 mesi ha chiesto un trattamento terapeutico stazionario. L’avvocato difensore Roberto Rulli ha contestato il tentato omicidio. Le 12 ferite al collo sono perlopiù graffi, ha detto in aula, prima della sentenza di condanna pronunciata dal giudice Mauro Ermani.