Il voto negativo del Ticino alla modifica della legge sulla radiotelevisione ha sorpreso non solo Doris Leuthard, ma anche i commentatori dei giornali di oltre San Gottardo. I titoli di Tages-Anzeiger e Bund sottolineano come il cantone paghi il 4,5% dell'ammontare totale del canone, mentre la RSI riceve per le sue emittenti oltre il 20% dell'incasso.
Questo le permette di essere il secondo datore di lavoro ticinese. "È stato infranto il tabù di potersi anche solo chiedere se la SSR abbia bisogno in Ticino di un apparato di 1'100 impieghi", evidenzia la Aargauer Zeitung, mentre il Blick si chiede: "Regioni linguistiche piccole hanno davvero bisogno di due canali televisivi?". "I ticinesi hanno chiaramente fatto sapere che desiderano un'offerta minore e che quindi hanno bisogno di meno soldi", è il commento più gettonato sui portali di diversi quotidiani.
In Romandia, Le Temps interpreta il voto ticinese (e vallesano) come un gesto di sfiducia verso le autorità federali. L'argomento della coesione nazionale avanzato da Bellinzona e dai Governi dei cantoni francofoni, non funziona sempre, osserva la NZZ.
pon/ATS