Ticino e Grigioni

Privacy-Free-Zone a Lugano

Il tentativo del fotografo Matteo Fieni di avvicinare arte e giurisprudenza sul lungolago

  • 29 aprile 2016, 08:20
  • 7 giugno 2023, 19:33
05:33

Il cerchio rosso "fuorilegge" - di Camilla Luzzani

RSI Info 29.04.2016, 07:53

Un cerchio rosso disegnato per terra: dove la legge non vale. Dove la libertà d'espressione trova la sua massima realizzazione. È questa, in parole semplici, l'idea del fotografo Matteo Fieni - classe 1976 - che, ricevuta l'autorizzazione dal Municipio di Lugano, creerà un vero e proprio spazio "fuorilegge" sul lungolago. Art. 21 Privacy-Free-Zone è il nome del progetto, che sarà presentato ufficialmente il 24 giugno al LAC in occasione del 150°di Visarte. Per tutta la durata del LongLake festival, nella zona della Rivetta Tell, sarà presente questo cerchio rosso dipinto sull'asfalto che delimiterà - con un confine che è sia fisico sia psicologico - un'area in cui l'art. 28 del Codice civile svizzero, quello realtivo alla privacy, verrà abrogato.

L'intento di Matteo Fieni è quello di dare risalto alla libertà di espressione artistica - sancita dall'art. 21 della Costituzione federale della Confederazione svizzera - permettendo a chiunque deciderà di entrare nel cerchio di liberarsi dalle leggi sulla privacy. L'esperimento è aperto a tutti; tutti potranno infatti farsi fotografare all'interno della free-zone o fotografare chi si trova dentro, pubblicando poi gli scatti sui social network, utilizzando l'hashtag #Art21PrivacyFreeZone (e ricordandosi di oscurare tutto ciò che si trova all'esterno del cerchio, dove l'art. 28 CC resta valido). Questo permetterà all'ideatore di raccogliere le immagini, di procedere con eventuali elaborazioni artistiche e, infine, di presentare i risultati all'interno di uno spazio espositivo - Camera F - ricavato in un appartamento in via Cattedrale.

Origini dell'idea

Art. 21 Privacy-Free-Zone è lo sviluppo di un progetto precedente ("Good Morning, Lugano") in cui i volti delle persone ritratte erano stati occultati da un bollino rosso. "Ho dovuto escogitare la soluzione del bollino - spiega Fieni -, perché quando ho presentato la mia serie fotografica sono andato incontro ad un rifiuto dovuto all'inosservanza delle leggi sulla privacy. Da qui è cominciata la mia ricerca giuridica; ricerca sfociata nell'individuazione di una zona grigia nel diritto, ovvero quella esistente fra l'art. 28 del Codice civile e l'art. 21 di quello costituzionale." L'indagine di Matteo Fieni è quindi continuata su questa linea che lo ha condotto alla creazione di un "bollino rosso più grande".

Le regole del gioco

Le regole del gioco

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Obiettivi

Si tratta di un progetto interdisciplinare a cavallo tra giurisprudenza, fotografia e arte contemporanea che, come fine ultimo, si pone quello di far riflettere la gente sulle ripercussioni di quello che Matteo Fieni definisce un "protezionismo sempre più ambiguo". Oltre a ciò l'intento è quello di implementare una didattica riguardante cosa si può o non si può pubblicare sui social network e, soprattutto, in quali conseguenze si può incorrere in caso di abusi. In questo contesto alla fotografia viene conferito il ruolo di ambasciatrice, capace di agevolare il dialogo tra giurisprudenza e arte, avvicinando così due mondi apparentemente molto distanti.

E il mondo giuridico cosa ne pensa? È giusto porre dei limiti all'arte?

"Il tema privacy-arte può effettivamente rappresentare un problema - spiega l'avvocato Rossano Guggiari -, in primis perché la protezione offerta dal Codice civile svizzero non è uguale per tutti: le persone considerate personalità pubbliche sono costrette a sacrificare parte della loro sfera privata. La legge prevede infatti che sia un giudice a stabilire se ci sia o meno lesione della privacy; se la decisione fosse affidata a una commissione artistica - come suggerisce Fieni - i rischi di abuso in nome della libertà d'espressione sarebbero troppo elevati". L'avvocato, nonostante sia convinto che la libertà artistica non possa essere assoluta ("tutte le libertà non sono infinite, ma terminano dove inizia il diritto di qualcun altro"), ritiene però che sia possibile - per un artista - creare un'area delimitata dove chi entra rinuncia alla protezione giuridica, a patto però che questo spazio sia debitamente indicato. A questo proposito "sarebbe ipotizzabile la firma di un registro, da parte di chi intende entrare nella Free-Zone, che contenga spiegazioni chiare nelle diverse lingue", conclude Guggiari.

Camilla Luzzani

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