Continua a far discutere, in vista delle Processioni storiche di Mendrisio, la scelta del comitato organizzatore di rinunciare ai mori, ossia ai figuranti con i volti dipinti di nero. Il dibattito sulla questione sta avendo echi anche oltre San Gottardo. “Accolgo positivamente la decisione che il comitato ha preso in totale libertà, perché denota una forte sensibilità sul tema della discriminazione”, dichiara alla RSI la presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR) Ursula Schneider Schüttel.
Che dire però sulla posizione di chi sostiene che una tradizione, una volta cambiata, non è più tale? Su questo punto Schneider Schüttel esprime il suo dissenso: “Anche le tradizioni mutano e si adattano all’attualità, alle nuove sensibilità”. Una tradizione quindi, sostiene, “sopravvive anche se cambia”.
Ma quali sono esattamente i rischi che la Commissione ravvisa? “Il fatto di dipingersi il volto di nero”, risponde la sua presidente, “ricorda in qualche modo la supremazia dei popoli bianchi e rischia di riproporre questo stereotipo”. Schneider Schüttel si dice quindi più che certa che a Mendrisio non sia il caso. Il problema però non risiede nelle “intenzioni di chi organizza”, ma nella “percezione di chi potrebbe gridare alla discriminazione”, rammenta la presidente della CFR.