Pullman sotto accusa in Valposchiavo, dopo che domenica alcuni mezzi fermi sui tornanti innevati del Bernina hanno paralizzato il traffico. Per le autorità comunali questi disagi sono insostenibili ed è necessario far fioccare le multe nei confronti di chi si mette in viaggio senza un equipaggiamento invernale adeguato.
Gli autobus turistici immortalati nelle foto dagli automobilisti in coda sono finiti sui social e hanno scatenato polemiche feroci nei confronti delle aziende di trasporto. GrigioniSera ha contattato telefonicamente alcuni titolari delle ditte, come Giancarlo Stornati di Brescia, che respinge le critiche: “Le catene c’erano a bordo, erano state montate. Il problema è che purtroppo una si è rotta, da lì l’impossibilità di proseguire. Non è negligenza, ma una serie di sfortunate coincidenze e le condizioni della strada veramente disastrose. Anche perché non siamo sprovveduti da mandare 50 persone su un bus dove c’è la neve, rischiando poi incidenti o cose peggiori”.
L’episodio più discusso è stato quello del pullman rimasto bloccato poco sotto la dogana La Motta e anche Fabio Benelli, responsabile dell’azienda brianzola proprietaria del veicolo, rimanda le accuse ai mittenti: “Noi abbiamo le catene su tutti i bus e siamo sempre saliti con le catene. Sappiamo dove sono le aree di sosta per montarle e smontarle. E cerchiamo sempre di essere nel giusto, oltretutto anche per la sicurezza dei passeggeri”. Questo è avvenuto, aggiunge Benelli anche due giorni fa. “Le catene erano ovviamente montate sul bus in questione, che era appena salito dal Maloja. A un certo punto, nella curva dove c’era una lastra di ghiaccio, il pullman è andato via con l’anteriore e si è trovato col muso e il retro contro la neve”. A quel punto il conducente, con 30 anni di esperienza al volante, ha montato una catena su una ruota anteriore per fare ripartire il pullman.
“Tutto questo è durato meno di 10 minuti. Il più dispiaciuto, ovviamente l’autista stesso che si è visto bersagliato di insulti sui social. I nostri legali stanno valutando se fare una querela per diffamazione”, conclude Fabio Benelli.