Sono ormai quasi 50’000 gli alpinisti o gli escursionisti che ogni anno s’infortunano in modo più o meno grave sulle nostre Alpi, più del doppio rispetto a 20 anni fa.
Gli incidenti mortali riguardano invece tra 80 e 90 persone, ogni anno. E anche negli scorsi mesi, purtroppo, le tragedie non sono mancate.
In generale non è stata un’estate più tragica di altre, ma, a un certo punto, gli incidenti mortali in montagna si sono susseguiti con spaventosa frequenza.
18 luglio: muore un cittadino tedesco sul Bernina. 19 luglio: tragedia sul Monte Rosa, muoiono un noto medico ticinese e si ferisce gravemente suo figlio. 20 luglio: una caduta mortale sui monti di Prosito. Poi, ancora, nei giorni successivi: una caduta fatale sulla via alta della Verzasca e un’altra sopra Lodrino.
“Purtroppo è vero, ci sono state un paio di settimane tra luglio e agosto nelle quali gli incidenti letali sono stati diversi”, rileva Stefano Mariani, responsabile del Gruppo ricerche e constatazioni della Polizia cantonale.
Mariani è spesso in prima linea quando capitano questo tipo d’incidenti: con il suo team si reca sul luogo della disgrazia, studia l’accaduto, sente eventuali testimoni, redige il rapporto di polizia.
“Non c’è una spiegazione immediata: questi incidenti sono capitati a persone che comunque conoscevano la montagna. L’equipaggiamento di cui disponevano era idoneo per la tipologia d’escursione che stavano effettuando, molte volte entra in gioco anche la fatalità”, aggiunge l’agente.
Molti casi
Il vero boom riguarda però i “semplici” infortuni, più o meno gravi. Erano 20’000 all’anno nel 2005, sono 50’000 oggi. Davvero tanti: in questo lasso di tempo sono dunque più che raddoppiati.
Un’evoluzione preoccupante che interroga anche gli esperti. “Il numero di persone che fanno escursioni in montagna è fortemente aumentato negli anni, è quindi logico che si verifichino anche più incidenti”, dice Flavia Bürgi dell’Ufficio per la prevenzione degli infortuni a Berna.
“Ma questa spiegazione non basta, l’aumento degli infortuni è stato in proporzione molto più importante. È difficile capirne esattamente i motivi”.
Basta poco
Quel che è certo è che in montagna l’infortunio è letteralmente sempre dietro l’angolo. Lo sanno bene Desy e Chiara, due donne che hanno vissuto in prima persona una brutta esperienza sui nostri sentieri.
Entrambi abili escursioniste, entrambe rodate e ben equipaggiate. Eppure, un passo fuori posto o un momento di appannamento o distrazione, e hanno rischiato grosso.
“Sono rotolata per diversi metri, adesso è difficile sapere quanti, una cinquantina, non riuscivo proprio a fermarmi”, ricorda Desy. “Poi sono finita in un buco, la gamba si è incastrata e si è spezzata”.
“Credo di essere inciampata su un sassolino poi so che cercavo di aggrapparmi all’erba e basta, penso che ho picchiato subito la testa e non ricordo altro”, racconta invece Chiara.
Entrambe hanno subito traumi importanti che hanno necessitato di molti mesi di convalescenza (Desy non si è ancora ripresa del tutto). Entrambe sono cadute in punti relativamente facili, privi di difficoltà tecniche particolari, una sui monti sopra Giubiasco, l’altra in Leventina.
Ultimi arrivati
Molti dei nuovi frequentatori della montagna non dispongono di sufficienti competenze specifiche e osano troppo, sopravvalutando le loro capacità. È un’ipotesi che abbiamo sentito più volte cercando di capire le ragioni per le quali il numero d’infortuni sia aumentato così tanto.
Escursionisti inesperti, non adeguatamente equipaggiati, inconsapevoli di quanto sia facile farsi male in alta quota.
“Io quando vedo gente in giro con le scarpette da ginnastica, con la suola comodissima ma liscia, magari su percorsi anche semplici ma con le roccie bagnate …mi vien su la pelle alta così”, commenta amareggiato Pierre Crivelli, accompagnatore di montagna che incontriamo durante un corso d’escursionismo avanzato.
Immagini di questo (nuovo) tipo di frequentatore delle Alpi si trovano di tanto in tanto anche sui social ed in effetti colpiscono per la loro inadeguatezza.
Cadono però anche gli esperti, guide alpine e alpinisti compresi, a volte anche con gravi conseguenze. Come a dire che, nonostante la necessità di prepararsi ed equipaggiarsi in modo corretto, in montagna il rischio zero non esiste.
Le Alpi ci offrono paesaggi ed esperienze spettacolari, un mondo che ci affascina ed appartiene ma, allo stesso tempo, rappresentano un ambiente a rischio, in mutazione e pieno d’insidie. Anche dove meno ce l’aspettiamo.
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Falò 24.09.2024, 20:40