"Buongiorno, l'articolo che ha messo in vendita è ancora disponibile?". Inizia così una delle tante conversazioni sull'app Messenger di Facebook, dove ci si scambiano messaggi per concludere la compravendita di oggetti pubblicati nel Marketplace, la sezione di annunci del popolare social network. Un mercato virtuale dove qualsiasi utente può pubblicare il suo annuncio e che viene però sempre più sfruttato anche da malintenzionati che cercano di truffare i venditori.
La consegna dei contanti e poi...
"Confermo di voler acquistare il suo divano per la cifra indicata. Effettuerò il pagamento via EMS Express, che invierà un corriere affidabile per consegnarle di persona la busta con i contanti e per ritirare la merce". Con questo tipo di messaggio, i falsi acquirenti provano a convincere che occorra pagare una piccola tassa assicurativa per la consegna della busta coi contanti.
"Non si preoccupi per la somma che anticipa perché la aggiungerò al costo originario pattuito per il divano e nella busta troverà dunque la somma totale". Una volta versata la tassa con le modalità indicate nei messaggi seguenti, il truffatore la incassa e poi... sparisce. Normalmente l'incasso avviene direttamente tramite sistemi come Paypal oppure richiedendo i dati della carta di credito, per un tipico caso di phishing.
Modalità conosciuta ma che continua ad avere successo
Si tratta di una frode conosciuta dalla polizia già da un po' di tempo, ma che è ancora molto utilizzata e che continua a trarre in inganno diversi utenti, non solo su Marketplace ma in tutti i siti di commercio online, come Ricardo, Homegate, Anibis ecc.
"Per la prima volta l'anno scorso le segnalazioni delle truffe su queste piattaforme - spiega Beatrice Kübli della Prevenzione Svizzera della criminalità - sono state registrate nelle statistiche criminali di polizia". Le segnalazioni totali sono state ben settemila e stando a quanto riferito alla RSI dal Centro nazionale per la sicurezza, nel 2023 le segnalazioni specifiche per la frode del pagamento anticipato sono già state 62.
I casi sommersi sono però ancora molti
"Esistono sicuramente molti più casi perché tanti non vengono segnalati. Il problema è che si parla spesso di importi piuttosto piccoli e questo fa sì che le persone truffate si dicano che non convenga andare in polizia... è più la fatica che il beneficio - spiega Kübli a SEIDISERA - Il truffatore quindi si sente relativamente al sicuro e continua indisturbato".
L'invito è quindi quello di segnalare quanto successo sia alle piattaforme che alla polizia "così da delimitare un chiaro campo d'indagine: quante persone sono toccate, quanti truffatori, quanti tentativi di truffa. Senza le segnalazioni di fatto i truffatori fanno ciò che vogliono".
Schema semplice e quindi redditizio
Secondo il Centro nazionale per la cibersicurezza, si tratta di uno schema semplice, replicabile velocemente in moltissimi casi. La prova che sia redditizio è che ancora tante persone ci cascano. Questo anche perché i truffatori spesso utilizzano trucchi psicologici per camuffare i loro tentativi di attacco. Si consiglia quindi a chi propone annunci online di "saper cogliere le sensazioni".
Spesso c'è infatti un indizio che può fare capire che qualcosa non funziona. Le avvisaglie sono diverse: qualcuno che offre qualcosa che normalmente non viene mai offerto, oppure quando vengono proposte modalità di riscossione complicate come attraverso l'uso di corrieri. "In generale - sottolineano gli esperti - tutto quello che sembra un grosso affare, solitamente non lo è".
Poche segnalazioni in Ticino
La polizia cantonale ticinese alla RSI ha riferito di conoscere il fenomeno, ribadendo però che al momento le segnalazioni che riceve sono poche. Si parla di alcune decine all'anno, ma che riguardano ogni sorta di possibili irregolarità attraverso piattaforme di commercio digitale via social.