I controlli di velocità mobili da sempre sono fonte di discussione per le loro condizioni d’uso, che variano dal preventivo al repressivo a seconda del vissuto di ciascun utente della strada. Lunedì i granconsiglieri Marco Chiesa (UDC) e Fiorenzo Dadò (PPD) hanno sottoposto una mozione al Consiglio di Stato per chiarire questa situazione.
I due esponenti politici ricordano che i controlli radar “devono rispondere a una logica di prevenzione degli incidenti e di controllo di situazioni viarie a rischio”. Tuttavia, entrambi segnalano l’impressione che i controlli di velocità mobili servano solo come sostegno delle casse dei singoli enti pubblici.
Il ruolo vessatorio è ribadito dal fatto che, secondo i firmatari, talvolta i controlli sono “trappole tese ai conducenti”, come i radar posti “subito dopo un cartello che segnala la diminuzione della velocità” o su strade non pericolose “ma in forte discesa”. La mozione chiede perciò al Governo di concedere la delega ai Comuni per i controlli di velocità “solo con il manifesto scopo di prevenire gli incidenti” in punti sensibili, come nel caso di dove ci sono bambini o frequentati passaggi pedonali.
Chiesa e Dadò concludono rimarcando che dove vi siano punti pericolosi, questi ultimi “vanno messi in sicurezza dalle autorità, (…) e non sfruttati per appioppare sanzioni lasciando inalterate situazioni viarie” strutturalmente preoccupanti.