La ristrutturazione di un edificio può implicare una maggiore esposizione al radon, il gas radioattivo naturalmente emanato dal suolo e dalle rocce. Lo mette in evidenza uno studio realizzato dal "Centro competenza radon" della SUPSI.
I rischi appaiono particolarmente pronunciati in Ticino, che con i Grigioni e Neuchâtel è fra i cantoni svizzeri dove si riscontra la maggiore concentrazione di questo gas, cui può essere ricondotta l'insorgenza di tumori polmonari.
Le analisi degli specialisti vertono sulle misure di risanamento energetico destinate alle abitazioni. Gli esperti, fra il 2011 e il 2012, hanno monitorato la situazione relativa a 164 case ticinesi, prima e dopo questi interventi edilizi.
Il risultato è stato inequivocabile e ha messo in evidenza un aumento in media del 25% della concentrazione di radon.
L'ermeticità ottenuta con il maggiore isolamento "provoca una riduzione del ricambio dell'aria all'interno degli stabili e quindi una concentrazione più elevata del radon che si accumula negli edifici", sottolinea il ricercatore Luca Pampuri.
Fra i vari interventi tesi a migliorare l'efficienza energetica, quello più controproducente è rappresentato dalla sostituzione delle finestre. "È chiaramente l'elemento più pericoloso per la crescita delle concentrazioni di radon all'interno di uno stabile", afferma Luca Pampuri.
Altri interventi di risamento energetico non presentano invece implicazioni problematiche, dal momento che non riducono in misura sensibile il ricambio d'aria nelle abitazioni.
Red.MM/CSI/ARi
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CSI 18.00 - Il servizio di Alessandro Tini
RSI Info 17.02.2014, 20:09