La procura ha ricevuto la perizia psichiatrica disposta per far luce sullo stato dell’automobilista italiano che il 10 novembre 2017, sulla A2 a Sigirino, provocò la morte di uno scooterista del Luganese. A favore del 36enne l’esperto ha ravvisato una scemata imputabilità, di grado leggero-medio. La psicopatologia di cui soffre e l’effetto dell’alcol (il tasso superava il due per mille) avevano insomma parzialmente compromesso le capacità di valutare il carattere illecito dei propri atti.
Il perito si è espresso anche sul pericolo di recidiva. Se l’uomo bevesse o assumesse ancora sostanze potrebbe sicuramente mettersi al volante, con conseguenze – citiamo – imprevedibili. Il rapporto suggerisce una terapia in ambiente stazionario. È la soluzione che i difensori, Yasar Ravi e Luisa Polli, avevano peraltro proposto in alternativa all’arresto.
Nei giorni scorsi Ravi è tornato a chiedere la scarcerazione del suo cliente, per la quale il procuratore capo Nicola Respini ha dato però preavviso negativo. Sulla questione dovrà quindi pronunciarsi, a breve, la giudice dei provvedimenti coercitivi Claudia Solcà.
L’imputato è accusato di omicidio intenzionale. Prima dell’impatto – ha accertato l’inchiesta – l’auto viaggiava a circa 150 chilometri orari. Non solo: lo scontro avvenne sulla corsia di destra, che il 36enne aveva appena sfruttato per effettuare dei sorpassi. Il tutto a poche ore dal suo ultimo ricovero. La mattina stessa aveva infatti lasciato la Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio.
Francesco Lepori