Il 2015 è stato un anno molto negativo per il commercio al dettaglio, uno dei peggiori in Ticino a detta degli operatori.
La soppressione del tasso minimo di cambio tra franco e euro (che ha portato a una drastica riduzione dei margini principalmente per quanto concerne gli alimentari), le condizioni climatiche particolari (che hanno influenzato soprattutto lo smercio di casalinghi, tessili e articoli sportivi legati alla neve) e la sempre maggiore diffusione delle vendite tramite internet hanno pesantemente condizionato il settore, la cui cifra d'affari è calata del 5% circa su base annua, complice anche un periodo prenatalizio non tra i più fruttuosi, malgrado i negozi abbiano potuto restare aperti una domenica in più.
Sono così andati persi circa 300 posti di lavoro, ovvero più del 2% dei 15'000 offerti in quest'ambito.
RSI/dg