A 24 ore dall'annuncio dello stop al traffico ferroviario a partire da domani fra Svizzera e Italia, non ci sono per ora stati ripensamenti da parte delle FFS sulla drastica misura. Qualcosa però si è mosso nei piani alti della politica.
Questo è il tweet pubblicato nel pomeriggio da Berna dopo il colloquio telefonico fra le ministre dei trasporti di Svizzera e Italia. L'auspicio dei due Paesi, insieme alle pressioni politiche giunte dalle due parti del confine, hanno aperto la strada a nuovi colloqui fra le aziende di trasporto su rotaia svizzere e italiane.
Da ieri la pressione non ha fatto che aumentare. Che i treni TILO e 16 internazionali siano fermati al confine sud dalle FFS per l'impossibilità di applicare le misure di protezione sanitaria contenute nei decreti italiani ha lasciato per esempio interdetti i sindaci di Como, Varese e Lugano.
Di qui l'odierno appello congiunto. "Ci sembra del tutto anormale che i treni svizzeri si debbano fermare a Chiasso e quelli italiani si debba fermare a Como", spiega il sindaco di Lugano Marco Borradori. "Tenga presente che 5'000 frontalieri vengono in treno. Dovremo usare l'automobile e dunque avremo un intasamento delle strade", aggiunge.
La speranza è ora quella che si trovino soluzioni pratiche - nelle stazioni svizzere e sui treni diretti in Italia - così da rispettare i provvedimenti antipandemia introdotti coi decreti italiani. "I problemi si possono risolvere, semplicemente parlandosi", conclude Borradori.
E difatti le parti starebbero lavorando per la riattivazione in tempi brevi di un primo servizio minimo: sia dei treni TILO a cavallo del confine, utilizzati soprattutto da lavoratori frontalieri, sia di quelli internazionali.
Treni al confine, soluzione in arrivo
Il Quotidiano 10.12.2020, 20:00