Una vasta rete per la tratta di esseri umani attiva in diversi cantoni è stata smantellata dalla polizia bernese. Sette persone sono accusate di aver organizzato l'entrata in Svizzera di oltre cinquanta fra donne e transessuali, per lo più originari della Thailandia, per poi costringerli a prostituirsi.
Le vittime provengono soprattutto da famiglie povere. Erano obbligate a vendere il proprio corpo per ripagare i debiti contratti - fino a 90’000 franchi - con i loro sfruttatori. L'inchiesta, guidata da una speciale unità della procura bernese, è stata aperta dopo che una donna ha contattato nel 2010 le autorità denunciando di essere tenuta contro la sua volontà in uno stabile di Berna e obbligata alla prostituzione.
La "mente" una 42enne
Le prime indagini hanno portato alla luce una rete per il traffico di esseri umani che abbracciava più cantoni: oltre a Berna, anche Lucerna, Soletta, Turgovia, Zurigo e Basilea Città. La principale accusata, una thailandese di 42 anni con permesso di dimora, è stata arrestata nel 2011 in Germania e poi estradata in Svizzera. Dal 2008 e gestiva un bordello nel nostro paese. Oltre alla "mente", altre sei persone sono finite in manette: alcune di esse sono tuttora in carcere preventivo.
Dovranno rispondere, a vario titolo, per i reati di tratta di esseri umani, promovimento della prostituzione, infrazioni alla legge federale sugli stranieri, falsificazione di documenti d'identità e riciclaggio di denaro.
Nel frattempo la maggior parte delle vittime ha fatto ritorno a casa. Non intendono presentarsi in tribunale come parte lesa. Solo una ex prostituta, invece, parteciperà al processo. Al momento vive in una struttura protetta.
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