Un altro approccio in materia giudiziaria, evitando di concentrarsi sulla punizione penale dei colpevoli, è possibile anche in Svizzera e in Ticino. Ne sono convinti vari addetti del settore che sostengono l'opportunità di dare spazio al metodo riparativo (o rigenerativo) che, chiedendo all'autore di porre attivamente rimedio a quello che ha fatto, mette al centro la vittima. L'obiettivo è fare in modo che la persona lesa non debba vivere nel vittimismo e che il danno possa essere effettivamente riparato a beneficio della vittima, dell'autore e dell'intera società.
Alla questione martedì sera l'Istituto di diritto dell'Università della Svizzera italiana, con il sostegno dell'Ordine degli avvocati, ha dedicato una conferenza nel corso della quale lo Swiss Restaurative Justiz Forum ha espresso l'intenzione di radicarsi anche in Ticino.
In Europa e in alcuni casi anche Oltralpe la giustizia riparativa ha dato buoni risultati. In Belgio, ha sottolineato la ricercatrice e segretaria dell'European Forum for Restorative Justice Brunilda Pali, le esperienze sono state tanto positive da essere tradotte in modifica legislativa che definisce la giustizia riparativa un diritto.
In Svizzera, come rilevato dal vicepresidente della Corte dei reclami penali del Tribunale federale Roy Garré, finora si sono mossi solo timidi passi, soprattutto in procedimenti con il coinvolgimento di minorenni, tramite la mediazione e la conciliazione, ma si potrebbe fare di più. Per un reo, sottolinea, il fatto di aver effettuato un percorso con la vittima, potrebbe essere un elemento favorevole alla sua risocializzazione. Inoltre, come testimoniato dall'avvocato Marco Mona della Commissione internazionale dei giuristi, sono stati avviati alcuni progetti sperimentali fuori dal quadro legislativo (ad esempio nella prigione di Lenzburg) che, ora si pensa, di poter portare anche al sud delle Alpi.
CSI 18.00 del 08.05.19: le considerazioni di Frida Andreotti al microfono di Sharon Bernardi
RSI Info 08.05.2019, 19:40
La proposta di sperimentazione è stata avanzata nell'ambito dell'appuntamento svoltosi all'USI. Il cantone non esclude di avviarla. Prima però, come spiegato alla RSI dalla direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti, si attendono i risultati delle esperienze già in atto nella Svizzera tedesca e nella Svizzera romanda.